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L'alleanza tra Pd e 5 Stelle non è mai sbocciata del tutto. In particolar modo nei territori, dove è stato molto difficile riunire nella stessa coalizione due partiti che, fino a quel momento, si era scontrati duramente: così, in occasione delle varie elezioni comunali e regionali, molto spesso centrosinistra e MoVimento hanno corso separatamente, accentuando le proprie differenze.
Differenze che emergono anche in questi giorni, con il vertice tra i due leader Enrico Letta e Giuseppe Conte. Il campo largo, tuttavia, non è una coalizione che nasce su base programmatica, attorno a piattaforme comuni. È un'alleanza di necessità, che parte da un dato numerico evidente: da anni il centrodestra è maggioranza relativa nel Paese, e l'unico modo che il centrosinistra ha per essere competitivo è aprire le porte a tutto ciò che è alternativo alla coalizione conservatrice. Aprire le porta al mondo ambientalista, alla sinistra, ai centristi. E anche al MoVimento 5 Stelle. Una strategia ben diversa da quella della cosiddetta vocazione maggioritaria, che ha in passato entusiasmato tanti dirigenti ma che, nei fatti, è sempre stata sconfitta. Perché, quando si parla di alleanze, è bene partire dai numeri.
I NUMERI
E proprio i numeri, tuttavia, sono il fardello di Conte nell'ultimo periodo, perché dopo un periodo di stabilità, il MoVimento 5 Stelle è tornato a calare nei sondaggi.
LO SCENARIO
Durante il secondo governo Conte, i loro numeri sono più stabilizzati, nel primo periodo attorno al 20%, per poi calare lentamente nel periodo finale dell'esecutivo arrivando attorno al 15%. La nuova leadership di Conte, apparentemente, ha fermato l'emorragia di voti, e ridato un minimo di slancio al partito. Il 2022, però, ha nuovamente invertito la tendenza: da fine dicembre, i pentastellati hanno perso altri due punti, e oggi nella Supermedia YouTrend per Agi toccano il 13,2%. Non solo, le Comunali in arrivo potrebbero, come spesso è accaduto, segnare una ulteriore, durissima battuta d'arresto per il MoVimento, che nelle elezioni locali continua a non sfondare. Il problema, in questo scenario, è evidente: in una alleanza di necessità, fondata sui numeri, il calo del partito oggi guidato da Conte indebolisce il concetto stesso di campo largo. E, di conseguenza, rende il MoVimento 5 Stelle sempre meno rilevante: non solo nel Paese, ma nella stessa coalizione. I centristi, la federazione Azione-Più Europa da un lato e Italia Viva dall'altro, osservano con interesse la situazione: è innegabile che a molti di loro piacerebbe sostituirsi ai 5 Stelle nell'alleanza. Oggi, sommati, non raggiungerebbero il 7% dei voti, rimanendo ben al di sotto del dato grillino, ma la tendenza sembra punire il MoVimento.
LE ELEZIONI
Letta e il Pd, in realtà, avrebbero bisogno di entrambi per essere competitivi alle elezioni politiche: il centrodestra rimane avanti nei sondaggi. Più che un asse giallo-rosso, il campo largo di oggi sembra infatti una coalizione con un Pd sempre più forte e centrale. È un progetto che sicuramente rafforza i Democratici e che premia l'attivismo del suo leader, ma per vincere le elezioni politiche non basta, servono risultati diversi da parte degli alleati. Per questo, se le polemiche e le differenze programmatiche tra Conte e i Dem di cui tanto si parla in questi giorni mettono in difficoltà la loro alleanza, i dati non esaltanti del MoVimento 5 Stelle in tutti i sondaggi aumentano le distanze.
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Il Messaggero