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Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica, ha fatto il punto sulla situazione relativa allo smart working e sulla possibilità di estendere questa forma di telelavoro, introdotta con l'avvento del lockdown, nel futuro. Brunetta, intervenendo al question time della Camera, ha detto infatti che lo smart working «è un lavoro a domicilio all'italiana. Su Wikipedia in inglese si dice che è un lavoro self service, all'italiana, da casa. Pensare di proiettare questo tipo di organizzazione, nata nell'emergenza, nel futuro mi sembra un abbaglio».
Il lavoro smart, ricorda Brunetta, «è stata una risposta emergenziale al lockdown. Si doveva tenere a casa i dipendenti pubblici, e lo si è fatto in questa modalità, o si potevano mettere in cig, come è stato fatto nel privato. Un'idea intelligente ma attenzione, perché questo tipo di lavoro, costruito dall'oggi al domani, è senza contratto: questi lavoratori non hanno un contratto, è senza obiettivi, non c'è stata nessuna riorganizzazione per obiettivi del loro lavoro, è senza tecnologia, è a domicilio con uso di smartphone e computerino in casa, è senza sicurezza, abbiamo visto caso del Lazio», sottolinea il ministro.
«Il futuro è in presenza»
«Il futuro è nel Pnrr, è nel +6% di crescita del Paese. E il Paese per crescere ha bisogno della P.a., di una Pubblica Amministrazione in presenza, di una p.A. regolata, garantita, in sicurezza, con un contratto», ha proseguito il ministro. «Il lavoro smart - ha anche detto - è stata la risposta all'emergenza. Si doveva tenere i dipendenti a casa e si è scelta questa soluzione, li si poteva mettere in cassa integrazione come nel privato e invece si è scelto questa modalità. Idea intelligente, ma il lavoro agile non ha garantito i servizi pubblici essenziali». Queste ultime osservazioni del ministro hanno determinato una vivace replica del deputato Sebastiano Cubeddu (M5S) lo scambio è poi proseguito nella replica del ministro all'onorevole Stefania Prestigiacomo. Il ministro, rivolto ai ai deputati del Movimento Cinque Stelle M5S ha detto: «i luddisti siete voi».
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Il Messaggero