Servizi segreti, dall'incontro con Renzi all'addio: lo 007 Marco Mancini in pensione a 60 anni

Servizi segreti, dall'incontro con Renzi all'addio: lo 007 Marco Mancini in pensione a 60 anni
Alla fine un incontro in autogrill con il leader di Italia Viva Matteo Renzi, ha potuto più del caso Abu Omar, del procedimento Telecom, del carcere. Marco Mancini, 007 dal...

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Alla fine un incontro in autogrill con il leader di Italia Viva Matteo Renzi, ha potuto più del caso Abu Omar, del procedimento Telecom, del carcere. Marco Mancini, 007 dal 1985, data in cui è entrato da carabiniere a far parte del Sismi, il servizio di intelligence militare, andrà in pensione dal prossimo mese di luglio, all'età di 61 anni. Lui che aspirava al ruolo di vice direttore del Dis, il Dipartimento informazioni per la Sicurezza, dove aveva compiti di vigilanza finanziaria sulle agenzie operative Aisi e Aise, ha dovuto mettere la parola fine alla carriera.


La spinta all'uscita anticipata sembra averla provocata proprio quell'incontro in autostrada con Matteo Renzi, quando si stavano decidendo i nuovi vice al Dipartimento. La campagna che ne è seguita non ha dato scampo a Mancini. E così - si racconta - che per evitare un procedimento disciplinare, o un rientro forzato nell'Arma dei carabinieri dalla quale lo 007 proviene (una cosa che equivarrebbe a una sorta di licenziamento), alla fine avrebbe acconsentito a lasciare l'incarico. Un periodo breve di ferie a giugno, i documenti da agente segreto riconsegnati e poi la pensione. Del resto, di anzianità ne ha maturata parecchia: è entrato nell'Arma nel 1979, ed è passato nell'81 alla Sezione speciale anticrimine fondata del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

 


IL PROCESSO
Una lunga storia di indagini, la sua, finita malamente tra sospetti e malumori. Una attività attraversata anche dall'arresto, con il proscioglimento dalle accuse per non aver commesso il fatto, e, in particolare, per improcedibilità a causa dell'opposizione del segreto di Stato. Fino al ritorno in attività nel 2014. L'ex capo del Dis Gennaro Vecchione stimava Marco Mancini e lo avrebbe visto volentieri come vice del Dipartimento, ma le opposizioni (politiche) hanno avuto la meglio. Poi è successo che qualcuno ha deciso di tirare fuori un vecchio video di un incontro in autogrill con Renzi. Uno scambio di battute davanti al bar della stazione di servizio, proprio nel periodo in cui si stavano facendo le nomine nei Servizi, e la situazione è precipitata.


Nel frattempo, il quadro è cambiato: al governo è arrivato Draghi, come autorità delegata ai Servizi c'è l'ex capo della polizia Franco Gabrielli, e di recente ai vertici del Dipartimento per la sicurezza è stata nominata l'ambasciatrice Elisabetta Belloni: per chi è solito tessere trame e intrecci non sembra esserci più spazio. A Mancini viene contestato formalmente il mancato rispetto delle regole, per non aver redatto una relazione ai superiori. Tanto che dopo l'incontro in autogrill il premier ha deciso di intervenire con una direttiva di Gabrielli, nella quale i contatti diretti tra politici e agenti segreti in carica saranno sottoposti a regole più rigide. Sarà prevista una specifica autorizzazione da parte dei vertici delle agenzie, che dovranno essere preventivamente informati. La legge quadro sull'intelligence (124/2007) non regola questo tipo di incontri. Né, a parte rare eccezioni, esiste uno specifico divieto nei regolamenti interni per i dirigenti delle agenzie. Un vuoto normativo cui ora il governo vuole mettere mano. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero