Campo largo, M5S e Pd: dal Mes all'immigrazione, cosa rende difficile l'alleanza Conte-Schlein

Tutte le "distanze" tra i due partiti. Che le elezioni europee sono destinate ad acuire

M5S e Pd: dal Mes all'immigrazione, cosa rende difficile il campo largo
Convergenze su salario minimo e sanità pubblica, non su Mes e immigrazione. L'alleanza tra M5s e Pd –  magari coinvolgendo il pur renitente Carlo...

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Convergenze su salario minimo e sanità pubblica, non su Mes e immigrazione. L'alleanza tra M5s e Pd –  magari coinvolgendo il pur renitente Carlo Calenda – chiede un chiarimento sui punti rispetto ai quali le differenze tra i due partiti sono nette. 

«Quando c'è la possibilità  di costruire un progetto serio noi siamo i primi» ha detto Giuseppe Conte, aggiungendo: «Non ci parlate però di campo largo come di una formula giornalistica». Convergenze si sono registrate sui i temi della sanità pubblica e del salario minimo: su quest'ultimo si prepara anche una battaglia parlamentare quando il testo tornerà in Aula il 17 ottobre.

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I punti di distanza

Ma le differenze poi ci sono: ad esempio sll'immigrazione. A Lampedusa, il leader del M5s aveva confermato l’opposizione al governo di Giorgia Meloni, dicendosi però contrario anche alla «accoglienza indiscriminata» di sinistra e ipotizzando una «terza via», fatta di solidarietà e vie legali e sicure di accesso all'Unione europea. Uno dei segnali (forse il più evidente) del ritorno del M5s alle origini di partito populista (nell'accezione neutra del termine) lontano dagli schemi destra-sinistra, tentativo che Conte sta perseguendo dopo essere stato a capo, rispettivamente, di un governo con la Lega prima e il Pd poi. 

Poi c'è la questione Mes, il Meccasimo Europeo di Stabilità, la cui ratifica è al centro di un complesso negoziato con Bruxelles da parte del governo, con il Pd che spinge per la firma, mentre i pentastellati sono da sempre contrari. Proprio sul fronte di Bruxelles, il M5s ha presentato alla Camera una mozione per la revisione della governance economica dell'Unione europea e delle relative politiche di bilancio (che prevede anche di evitare di tornare al vecchio Patto di Stabilità), sul quale bisognerà capire se avrà il sostegno dem. Altro tema sul quale potrebbero registrarsi delle divergenze è quello dei diritti civili. Se Elly Schlein – andando anche contro a una parte del suo partito – ha aperto alla gestazione per altri e alla legalizzazione delle droghe leggere, il M5s è su posizioni più sfumate. L'impressione è Conte non abbia l'intenzione di seguire la segretaria del Pd, pur senza passare per reazionario.

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La via alle europee

D'altrode, che dem e pentastellati non la possano pensare allo stesso modo su tutto è fisiologico. Vi sono delle differenze anche tra i partiti del centrodestra, chiamati a trovare una sintesi per governare insieme. Da un lato vi sono le prossime elezioni regionali in Piemonte, Sardegna, Umbria, Basilicata e Abruzzo, dove M5s e Pd devono allearsi per sperare di conquistare qualcuna delle 15 regioni in mano al centrodestra. Dall'altro però ci sono le elezioni europee di giugno, dove ognuno andrà per sè a causa del proporzionale. Un voto, quello per il Parlamento europeo, rispetto al quale Conte sogna il sorpasso su Elly Schlein (ad oggi ci sono, più o meno, 4-5 punti percentuali tra i due), risultato che determinerebbe un cambio ai vertici del Pd. E, quindi, anche le differenze di vedute tra i due partiti (in teoria ridotte dalla svolta "movimentista" impressa da Schlein) oggi contano, eccome.

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Il Messaggero