Salvini: «Conte leggeva e Di Maio scriveva». L'ira di Luigi: «Falsità»

«Non voglio passare per fesso», dice Matteo Salvini; «e io non voglio passare per bugiardo», gli risponde Luigi Di Maio. La «manina»...

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«Non voglio passare per fesso», dice Matteo Salvini; «e io non voglio passare per bugiardo», gli risponde Luigi Di Maio. La «manina» intervenuta, a detta del Movimento 5 stelle, per cambiare il dl fiscale ancora fa litigare i soci di maggioranza. Uno scontro sempre più acceso con Lega e M5S che forniscono differenti versioni sul Cdm che ha incrinato i rapporti tra i due vicepremier. Per il pentastellato in quell'occasione sono stati «letti i principi generali, non si è mai parlato di condono penale e di fondi esteri». In quella riunione, obietta il leghista, «Conte leggeva e Di Maio verbalizzava. Quelle 4 paginette ci sono a palazzo Chigi. Passare noi per quelli che hanno fatto tutto no. Eh no. La pazienza ha un limite».

 

I FRONTI
Volano accuse e minacce di ritorsioni, quindi. Salvini è furioso soprattutto per il comportamento dei 5 stelle sul dl sicurezza: «Hanno presentato 81 emendamenti, neanche l'opposizione ha fatto tanto», attacca. «Il mancato accordo non e' colpa nostra. Salvini è in campagna elettorale, io sono qui», ribatte Di Maio. Colpi a ripetizione a tutto campo. In diretta Facebook. «Significa che ci sono 81 buone idee per modificarlo», reagisce il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Fraccaro, che poi ammorbidisce la posizione: «Ok, solo ad emendamenti condivisi».
Un ramoscello d'ulivo, uno dei tasselli che Salvini aspetta per siglare oggi la pace in Cdm. Perché il nodo del contendere ovvero l'art.9 del dl fiscale può essere sciolto ma ci sono in ballo tanti altri provvedimenti. . «Sono contento che non ci sia la volontà di andare avanti col condono penale- taglia corto Di Maio - la roba dello scudo penale per l'autoriciclaggio non serve». Spande ottimismo anche Conte: «Affrontiamo i dubbi tecnici e anche politici. Il governo sa fare squadra, la maggioranza è solida».


Per ora è esclusa la crisi. A spingere M5s e Lega verso una tregua e' la mancanza di un'alternativa prima delle Europee e la comune convinzione che i nemici siano altri. Di Maio li inquadra cosi': «L'apparato dello Stato lotta contro di noi», ribadisce. «Non faccio favori ai Soros, agli Juncker, agli speculatori che vorrebbero un'Italia impaurita, inginocchiata e in svendita», rilancia Salvini dopo aver dato proprio ai pentastellati la colpa dell'impennata di ieri dello spread.
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Il Messaggero