Regionali, nel centrodestra non si sblocca il rebus Basilicata. Cirielli: «Serve umiltà». Pd-M5S, resta nodo Piemonte

Forza Italia fa muro sul governatore uscente Bardi, Lega e FdI vogliono un cambio di passo. Dem e pentastellati avviano il dialogo sull'Umbria

Vito Bardi
Chi prevedeva che, sciolto il nodo della Sardegna, tutti gli altri pezzi del puzzle Regionali sarebbero andati a posto, è rimasto deluso. Perché a una manciata di...

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Chi prevedeva che, sciolto il nodo della Sardegna, tutti gli altri pezzi del puzzle Regionali sarebbero andati a posto, è rimasto deluso. Perché a una manciata di mesi dal voto, il rebus candidature continua ad agitare le acque nel centrodestra. Archiviata la partita sarda (con il passo indietro del leghista Christian Solinas a favore del meloniano Paolo Truzzu), ora il fronte caldo è quello della Basilicata. E la questione pare tutt'altro che vicina a essere risolta. Almeno finché i tre leader della maggioranza, Meloni, Salvini e Tajani, non si vedranno per provare a sbrogliare la matassa, forse già domani. 

E proprio in questa direzione vanno i diversi contatti che nelle scorse ore ci sarebbero stati tra i capi di FdI, Lega e FI. Eppure, a sentire le dichiarazioni pubbliche, la quadra sembra ancora lontana. Perché lo stato maggiore azzurro insiste nella difesa dei suoi governatori uscenti, il piemontese Alberto Cirio (la cui riconferma non è in discussione) e il lucano Vito Bardi. Che la Lega, dopo il forfait sulla Sardegna, vorrebbe sostituire col senatore del Carroccio Pasquale Pepe. I meloniani, invece, preferirebbero un volto civico, magari il presidente di Confindustria Basilicata Francesco Somma. Ma i forzisti fanno muro: «Bardi non si tocca», ripetono all'unisono. «Per noi l'unità del centrodestra è una priorità - avverte Tajani -  Ma Bardi è il migliore candidato che il centrodestra possa avere in Basilicata, perché è in testa alla graduatoria dei governatori e poi perché i lucani sanno che non fa pagare loro acqua e gas grazie all'uso dei proventi dell'estrazione del petrolio. È un presidente che ha fatto fatti concreti - aggiunge il segretario nazionale di FI - In politica le chiacchiere stanno a zero, contano i fatti e Bardi li ha realizzati». 

Lo stop di Cirielli

Non tutti però nella coalizione la pensano allo stesso modo. Anzi: da FdI uno stop forte e chiaro arriva dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. «Bardi - avvisa l'esponente meloniano - deve avere umiltà nel rapportarsi con Fratelli d'Italia: siamo non soltanto il partito di maggioranza relativa, ma anche un partito di qualità con dirigenti di primordine, che potrebbero fare anche meglio di lui i presidenti», è la stoccata che rivolge da Potenza. «Umiltà», dunque, è la parola chiave per sciogliere il rebus. E Cirielli la ripete quattro volte, parlando di una «umiltà che in questi anni è mancata e anche ultimamente è da recuperare». E poi serve anche «umiltà nel confronto», per «capire gli obiettivi raggiunti e gli umori dei cittadini lucani». 

Parole a cui replicano i forzisti, stavolta per bocca del coordinatore provinciale di Potenza ed ex parlamentare azzurro Vincenzo Taddei. Dichiarazioni, quelle di Cirielli, che «non comprendiamo», fa muro FI: nel centrodestra lucano è in atto «un proficuo e costruttivo confronto» sul bilancio regionale, dice Taddei. E «non si comprendono le affermazioni» del viceministro Cirielli «in quanto smentite dai fatti». Di conseguenza, «in sintonia» con il leader di Forza Italia, il ministro degli esteri Antonio Tajani, Forza Italia di Basilicata «ritiene e ribadisce che Vito Bardi merita di essere riconfermato alla guida della Regione per quello che ha fatto in questi anni, insieme all'intera giunta, all'interno della quale Fratelli d'Italia - conclude il coordinatore provinciale - è sempre stata rappresentata e ha sempore condiviso percorsi e scelte». 

I nodi del centrosinistra

Anche nel centrosinistra, in ogni caso, non mancano gli argomenti di discussione. Il nodo, in questo caso, è il Piemonte, dove martedì ci sarà un nuovo tavolo tra i potenziali alleati Pd e M5S. Il quarto in pochi giorni. La strada resta tutta in salita, anche per gli annosi cattivi rapporti tra i dem e i pentastellati locali. Ma la nuova convocazione parla di un filo che non si è spezzato. Sembra anche a seguito di interventi diretti, non confermati ufficialmente, di Elly Schlein e Giuseppe Conte. Seppure nessuno si sbilanci sul buon esito della trattativa. I nomi in campo restano quelli dei dem Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd, e Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio regionale piemontese: entrambi hanno annunciato la propria candidatura, e in un primo momento si erano ipotizzate le primarie (poi congelati).

Più incoraggianti i segnali che arrivano dall'Umbria (al voto in autunno), dove oggi è andato in scena il primo appuntamento a Perugia della coalizione "Un Patto Avanti" con Marco Sarracino del Pd, Roberto Fico dei 5 Stelle, Elisabetta Piccolotti di Avs, il socialista Enzo Maraio, oltre a civici e Demos.

 

 

 

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Il Messaggero