Si continua sia a destra sia a sinistra ad eludere la vera doppia questione capitale - che cosa voler fare per Roma e chi candidare a farlo - mentre ci si impicca su schemi e...
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Roma, il mondo capovolto di Virginia Raggi: l’ordinario diventa un suo successo
Roma e la finta guerra alla Raggi: accordo Pd-M5S per il Campidoglio
RISARCIMENTI
La prima partita riguarda la Raggi. Lei vuole continuare a fare politica - dopo la pessima performance in Campidoglio - e il piano è questo: riuscire ad arrivare al 10 per cento con la candidatura di Virginia appoggiata dalla lista personale più quella M5S e magari qualche civica come spera Di Maio. Dopo di che, spostare il bottino di voti al secondo turno sul candidato dem - ma chi sarà? Cresce il pressing su Sassoli che non è affatto convinto - e ottenere in cambio per la Raggi il posto di vicesindaco ma più probabilmente una poltrona al governo. In attesa della candidatura - gliela si deve nel più politicistico e vetero-partitistico do ut des, avendo lei agito da testa d’ariete per far saltare il divieto del terzo mandato per Di Maio e per tutti gli altri - al Parlamento nel 2023. Il dibattito su «che cosa facciamo fare a Virginia?» è già cominciato tra i grillini e si basa sulla certezza che come sindaca bis sia spacciata, ma non si arrende come invece dovrebbe fare per il bene di Roma.GLI EQUILIBRI
Cioè: chi dei loro due partiti arriva primo nella Capitale nei voti di lista, al primo turno, sarà quello che a livello nazionale avrà più peso e maggiore ruolo guida dentro il centrodestra. Questo vale soprattutto per la Meloni: Roma come trampolino di lancio di Fratelli d’Italia per superare, nella competition interna alla coalizione, il Carroccio. Da questa sfida romana, che riveste un’importanza particolare nel 150enario dell’istituzione di Roma Capitale nel 1871, oltretutto deriva - sempre nel centrodestra - il discorso sulle regionali nel Lazio del 2023 (che potrebbero anche essere anticipate). Ora in pole position come candidato presidente c’è il leghista Claudio Durigon, ma un successo di FdI aprirebbe all’ipotesi di un meloniano come aspirante governatore e potrebbe trattarsi di Francesco Lollobrigida.IL NAZARENO
La terza partita si chiama Zingaretti. E’ il leader romano per eccellenza, dalla Provincia alla Regione. Deve vedersela intanto, per la sua leadership nel partito, con il risultato delle regionali del mese prossimo: se la sinistra dovesse vincere solo in Toscana e in Campania, la sua segreteria ne risentirebbe assai. Se poi crolla il Pd nella regione rossa dell’Italia centrale, Nicola rischia di essere scalzato dalla guida del Nazareno. E poi Roma non a caso è diventato il suo cruccio, con la spasmodica ricerca di qualcuno che possa vincere il Campidoglio. Se non dovesse arrivare un successo - e la paura di mancarlo è tanta, perciò non è una guerra vera quella dei dem verso la Raggi ma solo una divisione dei compiti fino al ballottaggio - diventa a rischio la carriera politica di Zingaretti. Leggi l'articolo completo suIl Messaggero