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Per questo i partiti che sceglieranno di utilizzare «in modo indebito» i dati dei cittadini e influenzare la campagna elettorale, incapperanno in significative sanzioni pecuniarie. D'altronde gli strumenti per difendersi ci sono, soprattutto in Europa. L’Ue ad esempio a fine marzo ha publicato un nuovo regolamento che con procedura d’urgenza consente di sanzionare i partiti per un ammontare che può raggiungere fino al 5% del bilancio globale. «Le sanzioni - ha continuato Buttarelli - arrivano fino a escludere le forze politiche dai rimborsi elettorali e dai finanziamenti ai gruppi all’Europarlamento».
Alla stampa, incontrata a Roma nella sede capitolina del Parlamento europeo, il Garante ha voluto però anche sottolineare come Facebook e Zuckerberg siano ancora «sorvegliati speciali».«In Europa ci si è occupati di far pagare le tasse ai giganti del web - ha spiegato - Forse ci si è occupati poco dell’incidenza, rispetto al concetto di sovranità, di un social network come quello, che ha più potere di 120 servizi segreti messi insieme». E alla richiesta di Zuckerberg di nuove regole mondiali sulla privacy, Buttarelli ha replicato: «Non servono nuove regole, non abbiamo bisogno di iniziare un percorso che ci lasci in un limbo per 10 anni». Norme e regolamenti ci sono, «il GDPR è stato emulato da 134 paesi nel mondo» precisa, bisogna solo che le piattaforme si adoperino di più e collaborino con le istituzioni: «Non possono limitarsi a dire ai loro utenti “noi funzioniamo così, prendere o lasciare”». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero