Privacy, Garante Ue avvisa i partiti prima delle europee: «Sanzioni per chi usa in modo improprio i social»

Privacy, Garante Ue avvisa i partiti prima delle europee: «Sanzioni per chi usa in modo improprio i social»
di Francesco Malfetano
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Giovedì 18 Aprile 2019, 18:54
«Il caso Cambridge analytica è solo la punta dell’iceberg. Ormai le nostre conversazioni e le nostre foto sui social sono uno strumento per vendere i nostri profili alle forze politiche». Per questo secondo il Garante europeo della protezione dei dati personali Giovanni Buttarelli, le elezioni europee saranno un banco di prova importante. Ad essere in pericolo infatti è «l’integrità del processo democratico» perché profilazione e fake news stravolgono le regole della competizione elettorale.

Per questo i partiti che sceglieranno di utilizzare «in modo indebito» i dati dei cittadini e influenzare la campagna elettorale, incapperanno in significative sanzioni pecuniarie. D'altronde gli strumenti per difendersi ci sono, soprattutto in Europa. L’Ue ad esempio a fine marzo ha publicato un nuovo regolamento che con procedura d’urgenza consente di sanzionare i partiti per un ammontare che può raggiungere fino al 5% del bilancio globale. «Le sanzioni - ha continuato Buttarelli - arrivano fino a escludere le forze politiche dai rimborsi elettorali e dai finanziamenti ai gruppi all’Europarlamento».

Alla stampa, incontrata a Roma nella sede capitolina del Parlamento europeo, il Garante ha voluto però anche sottolineare come Facebook e Zuckerberg siano ancora «sorvegliati speciali».«In Europa ci si è occupati di far pagare le tasse ai giganti del web - ha spiegato - Forse ci si è occupati poco dell’incidenza, rispetto al concetto di sovranità, di un social network come quello, che ha più potere di 120 servizi segreti messi insieme». E alla richiesta di Zuckerberg di nuove regole mondiali sulla privacy, Buttarelli ha replicato: «Non servono nuove regole, non abbiamo bisogno di iniziare un percorso che ci lasci in un limbo per 10 anni». Norme e regolamenti ci sono, «il GDPR è stato emulato da 134 paesi nel mondo» precisa, bisogna solo che le piattaforme si adoperino di più e collaborino con le istituzioni: «Non possono limitarsi a dire ai loro utenti “noi funzioniamo così, prendere o lasciare”».
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