Ponte di Genova, mancano 300 milioni, appello del commissario

Ponte di Genova, mancano 300 milioni, appello del commissario
Corsa contro il tempo per riscrivere il decreto per Genova. Con tante incognite da risolvere. A cominciare dalle risorse economiche che, allo stato attuale, non sarebbero...

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Corsa contro il tempo per riscrivere il decreto per Genova. Con tante incognite da risolvere. A cominciare dalle risorse economiche che, allo stato attuale, non sarebbero sufficienti a far ripartire l'economia della città ligure e, soprattutto, a supportare le imprese della zona rossa e le famiglie degli sfollati. Secondo i calcoli del commissario Mario Bucci all'appello mancano circa 300 milioni. Soldi che vanno trovati al più presto, avviando un serrato confronto con la Ragioneria. Probabile quindi un duro braccio di ferro con il Tesoro che giù in fase di predisposizione del decerio aveva tirato il freno.

Negli emendamenti al decreto, su cui sta lavorando il sottosegretario Edoardo Rixi, ci saranno anche le norme per far tornare in gioco le imprese di costruzioni legate alle concessionarie autostradali, quelle per estendere la cassa integrazione, mentre sono tutte da scrivere le norme per consentire l'esproprio del ponte crollato, al momento di proprietà di Autostrade. Proprio l'esclusione della società che fa capo ai Benetton dalla ricostruzione del Morandi rischia di innescare una contesa legale infinita e di prolungare i tempi. Bucci si augura di aprire i cantieri il primo dicembre a patto che venga sciolto il nodo degli espropri in tempi rapidi, per completare il viadotto entro Natale 2019. «Noi - ha detto ieri l'ad di Fincantieri Giuseppe Bono - ci siamo candidati alla ricostruzione solo per spirito di servizio». Il gruppo è pronto a partire subito. E sul fatto che Fincantieri non abbia i requisiti Soa OG3 per fare da capogruppo nella costruzione di ponti, Bono ha spiegato che «la questione delle qualifiche non ha influenza, noi le qualifiche dell'acciaio le abbiamo tutte, e siccome il ponte è in acciaio, la lavorazione prevalente attira anche il resto. Per fare il resto basta prendere un'impresa con quelle qualifiche». Sempre ieri Aspi ha replicato all'Antitrust: «L'Autorità non ha alcuna competenza in materia di appalti e gare. Perciò non è corretta - si spiega - l'affermazione secondo cui non ci sarebbe stata una gara per l'affidamento della concessione. In realtà, in occasione della privatizzazione, la società fu affidata sulla base di una gara internazionale».

Umberto Mancini
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Il Messaggero