Pnrr, il governo prepara “l’operazione verità”: dossier sugli errori di Conte e Draghi

Così gli enti locali hanno rimediato alla carenza iniziale di fondi

Pnrr, il governo prepara “l’operazione verità”: dossier sugli errori di Conte e Draghi
«Operazione verità». A palazzo Chigi la chiamano così, e garantiscono, arriverà subito dopo aver completato le verifiche - più volte...

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«Operazione verità». A palazzo Chigi la chiamano così, e garantiscono, arriverà subito dopo aver completato le verifiche - più volte prorogate - per il pagamento terza tranche del Pnrr. Quando cioè si saranno superate le difficoltà a incassare i 19 miliardi di euro dovuti da Bruxelles per il raggiungimento dei 55 obiettivi al termine del 2022. Oppure, più semplicemente, arriverà dopo la pubblicazione delle 386 pagine di relazione semestrale redatta dalla Corte dei conti. Un testo che sarà presentato martedì prossimo, 28 marzo, al Parlamento e rischia di mettere ulteriormente in difficoltà l’esecutivo. 

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Del resto è lo stesso ministro degli Affari Ue, della Coesione territoriale, del Sud e del Pnrr Raffaele Fitto ad ammettere «qualche difficoltà», sottolineando come però come «siamo al governo da poco più di quattro mesi e che quello di cui parliamo riguarda delle scelte che noi abbiamo trovato in corsa a fine anno e sulle quali però abbiamo lavorato nel migliore dei modi possibili».

All’interno del governo infatti si sta vivendo piuttosto male la pressione mediatica degli ultimi giorni sull’andamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Specie perché, ne sono convinti a tutti i livelli, le colpe di questi ritardi non sono imputabili agli attuali inquilini dei dicasteri. 

I DOSSIER

In particolare, attorno a Giorgia Meloni i nervi sono saltati dopo che è stata resa nota la vicenda della piantumazione di 6,6 milioni di alberi entro la fine del 2024 in 14 città metropolitane italiane esposte a problemi ambientali e di inquinamento atmosferico, tra cui Milano, Roma, Torino, Genova, Bari e Messina. 
L’esecutivo - che starebbe appunto lavorando a un dossier che puntualizzi tutte le mancanze imputabili alla gestione fatta dal Conte II e da Draghi del Pnrr - sostiene infatti che i rilievi della Corte dei Conti e dell’Unione europea siano dovuti a dei «difetti di progettazione». I fondi ripartiti nel programma iniziale, e cioè circa 50 euro ogni pianta, sarebbero drammaticamente pochi rispetto al numero di alberi richiesti. Da qui la necessità dei Comuni di lasciare in bianco l’attuazione dei progetti o, peggio, di ricorrere a semi o piante particolarmente giovani. In altre parole l’esecutivo Meloni avrebbe ereditato norme scritte male ed eseguite peggio. O almeno questa è la tesi in voga negli uffici di palazzo Chigi. 

LA SICUREZZA CYBER

Idem per quanto riguarda cybersecurity. Tra i 9 obiettivi contestati su 55, spiccano infatti 3 relativi alla sicurezza digitale. Dal dichiarato avvio dei servizi nazionali per cui non sembra però esistere una relazione, proprio come la centrale di audit per le misure di sicurezza che è quindi impossibile da dimostrare attivata. Una situazione che «è costata il posto a Roberto Baldoni» secondo la ricostruzione offerta da una fonte al vertice dei partiti di maggioranza. 

Difficile in ogni caso lasciar passare il messaggio che il ritardo sulla cosiddetta “messa a terra” del Piano sia completamente da addossare alle legislature precedenti. Se sulla tranche di marzo infatti, la difesa è ammissibile. Diverso è il discorso per la difficoltà di spesa registrata (secondo le anticipazioni del Sole 24 ore) al 13 marzo. Fino a questo momento infatti, l’Italia ha utilizzato solo il 6% delle risorse da qui al 2026.

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Il Messaggero