Una due giorni a Roma che è l'ultima visita ufficiale da commissario europeo per Pierre Moscovici, che ha scelto l'Italia perché «amo questo Paese...
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Il responsabile per gli Affari economici e monetari dell'esecutivo Ue ha appena visto il premier Giuseppe Conte e poi il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, che parla di «un dialogo costruttivo sui punti principali della manovra 2020». Moscovici si appresta a raggiungere il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia (ieri era stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella) quando infila l'ingresso della rappresentanza italiana della Commissione per parlare con i giornalisti. E dopo un bilancio sull'operato della Commissione Juncker sui temi economici («missione compiuta») piomba inevitabilmente sul tavolo la riforma del Mes che il 4 dicembre sarà al vaglio dell'Eurogruppo e il 13 del Consiglio Ue: un passaggio indispensabile per completare l'Unione bancaria ma con passaggi sulla ristrutturazione del debito che agitano la politica italiana col Parlamento chiamato a ratificare nel 2020.
«Abbiamo evitato una deriva dannosa che altri avrebbero voluto, un automatismo nella ristrutturazione del debito», spiega Moscovici. Il risultato del negoziato, alla luce del «buon senso» e se non si vuol «deformare la realtà», è «un dialogo più fluido con gli investitori privati». Ma «nessuno ha voluto mettere l'Italia sotto tutela», e piuttosto che un problema, la bozza di riforma approvata dall'Eurogruppo a giugno è «vantaggiosa per l'Italia». Un compromesso «accettabile» fra posizioni diverse - i "falchi" avrebbero voluto automatismi, i paesi del Sud nessuna ristrutturazione messa nero su bianco - che per Moscovici «è un passo avanti verso il completamento dell'Unione bancaria» perché finalmente sblocca l'uso del Mes come "backstop" per finanziare il fondo di risoluzione delle banche: «Un progresso, un aiuto per il sistema italiano».
Parole che giungono dopo che il Mes, così come la legge di bilancio, sono stati al centro dei colloqui con Conte e Gualtieri trovando «parecchie convergenze» anche se è probabile siano emerse le fibrillazioni in seno al M5s.
Il Messaggero