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Giorgia Meloni ha sempre detto: «Donne? Uomini? Non importa il sesso, conta essere le più brave o i più bravi». Lei, l’«underdog» che pure ha giustamente rivendicato di aver sfondato con la sua leadership e premiership il cosiddetto «tetto di cristallo» del protagonismo femminile, si è affermata appunto sulla spinta delle sue capacità e non delle quote rosa. Ma il criterio meritocratico e non di genere vale anche per le altre forze politiche? Evidentemente Meloni l’apripista sta facendo scuola a sinistra e al centro. Prima Elly Schlein, diventata segretaria contro tutte le previsioni ma non contro tutte le correnti (Franceschini e Orlando ne sanno qualcosa), e ora il tandem Marta-Marina, Fascina-Berlusconi (intesa come primogenita) che si è preso la guida di Forza Italia anche se Silvio, inteso come fidanzato e padre, rivendica in un sussulto d’identità maschile: «A decidere comunque sono sempre Io». Vero? Sì e no.
Mai come questa volta un partito che dell’emancipazione femminile ha fatto il suo vanto - sono mai esistite per esempio nel Pd figure paragonabili a Prestigiacomo o a Carfagna e Gelmini che il Cav ha lanciato insieme a tante altre? O s’è mai vista fuori dalla destra una libertaria, irriducibile agli ordini o alle convenzioni e alle convenienze perfino quando era fidanzata di Berlusconi come Francesca Pascale? - ha una diarchia rigorosamente femmina. Tanto è vero che gli azzurri, in queste ore, si dividono in due parti. Quelli che chiamano Marta da tutta l’Italia e da Roma soprattutto, per farsi belli con lei (e Fascina risponde rassicurando ognuno: «Sei prezioso, grazie per la telefonata, grazie per i consigli, lavoreremo bene insieme»). E quelli che cercano di chiamare Marina Berlusconi la quale non risponde («Non mi occupo di cose politiche», è il suo mantra) ed è considerata la vera stratega (sarà lei a succedere a papà?) del lungo crepuscolo berlusconiano che tutti pensavano molto più rapido ma Silvio il maschio alfa sta rendendo infinito e pieno di colpi di scena come quello della defenestrazione di Licia Ronzulli a cui sono state tolte politicamente le chiavi di Villa San Martino. Chi, quasi tutti, chiama Marta ad Arcore si sente rispondere da lei: «Cerchiamo di stare tutti insieme, appassionatamente, perché la passione che ci unisce è il Nostro Presidente».
Non è la stessa cosa, per quanto riguarda il Pd.
AFFINITÀ E NO
Donna Marta, al contrario di donna Elly e esattamente come Giorgia, è attorniata però da maschi alfa e a differenza di Meloni, che fa da sé, può contare sull’aiuto o la guida di una femmina determinata e potente. Ossia Marina che indirizza e decide e non è neppure lontanamente paragonabile, perché molto più forte di loro, alle due Chiare del Nazareno (la Gribaudo vicepresidente del partito e la Braga più che probabile capogruppo alla Camera) che vivono di luce riflessa e non hanno il pallino tra le mani come la primogenita del Cav in combutta con la fidanzata del patriarca.
Destra batte sinistra ancora una volta e anche in fatto di tendenza donna? Non va posta così agonisticamente - ovvero con le logiche maschili - la questione. Va soltanto registrato che Fascina non è unicamente la quasi-moglie, semi-moglie, pseudo-moglie o moglie di fatto di Berlusconi, ma è anche una che sta ricevendo in queste ore decine di telefonate da maggiorenti e parlamentari forzisti in cui le viene detto dopo tanti convenevoli e complimenti: «Carissima Marta, che cosa ti serve? E come parla di me il Presidente?».
Il Messaggero