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«Bacio! Bacio!». Qualcuno nelle fila dell’opposizione ha invitato Giorgia Meloni e Matteo Salvini ad un caloroso abbraccio, quando quest’ultimo ha fatto l’ingresso in Aula durante il dibattito alla Camera in vista del Consiglio europeo di Bruxelles. Il segretario della Lega era assente martedì quando la premier ha preso la parola al Senato e anche ieri non ha assistito alla sua replica a Montecitorio, andando via dieci minuti dopo l’inizio della seduta. In quel momento, come ha reso noto da un comunicato del Mit, Salvini stava incontrando il vicepresidente e ministro degli Affari Esteri del Turkmenistan, Rashid Meredov. Non prima, però, del momento immortalato da tutti i fotografi: Giorgia e Matteo che sorridono, scherzano, con il leghista che prima la abbraccia, poi le poggia la guancia sulla testa.
Il gesto affettuoso dopo le tensioni
Un gesto affettuoso, a sciogliere (a favor di telecamere almeno) le tensioni di questi giorni. Tensioni, peraltro, negate sia da Salvini che da Meloni. Vicino a loro, Antonio Tajani, che glissa: «Quella del centrodestra è una love story di 30 anni di una coalizione che, a dispetto di tutti, non va mai in frantumi e molto spesso vince, anche quando gli altri sperano che perdiamo, come in Abruzzo». L’azzurro Giorgio Mulè ci scherza su: «L’abbraccio di oggi in Aula tra Salvini e Meloni è stato una “Bidenata”, la riedizione del bacio sulla fronte che il presidente americano ha dato alla premier italiana...».
I temi
Sta di fatto che continuano le interlocuzioni tra la premier e il vicepremier leghista. Una telefonata tra i due c’è stata anche martedì sera. Oggetto: l’autonomia differenziata. Il partito di via Bellerio teme che sul ddl Calderoli le altre forze del centrodestra vogliano fare melina. Da qui la richiesta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di far sì che sul ddl sul cybersicurezza non ci fosse alcuna corsia privilegiata. La richiesta d’urgenza avanzata dall’esecutivo durante la conferenza dei capigruppo avrebbe ostacolato il percorso del provvedimento caro agli ex lumbard.
Le Europee
Interessi dunque non convergenti, con la prospettiva sempre più concreta che entrambi i provvedimenti vadano dopo le Europee. Ma a pesare soprattutto è la distanza sulla politica estera, anche se la premier ha rimarcato come la linea dell’esecutivo sia univoca («contano le decisioni e i voti»). Lo testimoniano anche gli appuntamenti di questi giorni: Salvini riunirà sabato a Roma i partiti sovranisti europei, mentre i “fratelli d’Italia” Procaccini, Fidanza e altri da ieri sono a Subiaco per l’adunata dei Conservatori europei. Nella Lega, il dibattito è aperto e se ne parlerà al Consiglio federale convocato per oggi. Il “Capitano” punta a pescare nell’elettorato di chi non vuole tagliare i punti con la Russia e auspica un cambio di passo nel conflitto tra Mosca e Kiev, ma tra alcuni dei suoi c’è fibrillazione. Fino alle Europee il leitimotiv è di andare tutti compatti ma in Fdi e in Forza Italia si rimarca come la strategia di Salvini sia di corto respiro e rischia di mettere in cattiva luce il governo. Lo stesso Tajani, però, pur sottolineando come ad indicare la linea della politica estera siano il ministro degli Esteri e il presidente del Consiglio, non intende affatto sollevare polveroni: «In Ue nessuno mi chiede della parole di Salvini».
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