Meloni-Rutte, quel (nuovo) asse tra Italia e Olanda su migranti e conti Ue

Italia e Olanda ora sono più vicine. Non è ancora un'alleanza, è «un tandem», spiegano dalle rispettive delegazioni. Che dovrà giocare di sponda sui dossier al centro dei tavoli europei.

Giorgia Meloni e Mark Rutte. La timoniera della destra italiana, l'olandese liberale di ferro, regole e vincoli. Insieme, sorridenti. D'accordo, su più fronti....

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Giorgia Meloni e Mark Rutte. La timoniera della destra italiana, l'olandese liberale di ferro, regole e vincoli. Insieme, sorridenti. D'accordo, su più fronti. Migranti, patto di stabilità, aiuti di Stato. «Sei mesi fa era impensabile. Anzi: impossibile», sorride un big del governo italiano. Sei mesi dopo, Italia e Olanda sono più vicine. Non è ancora un'alleanza, è «un tandem», spiegano dalle rispettive delegazioni. Che dovrà giocare di sponda sui dossier al centro dei tavoli europei. 

 

 

L'ASSE SUI MIGRANTI

Il primo: la crisi migratoria. Alla vigilia del Consiglio dei ministri a Cutro, a dieci giorni dalla strage sulle coste calabresi. «Con Rutte abbiamo discusso nell’ultimo Consiglio Ue in maniera molto pragmatica e forse con una visione comune sul fatto che la questione migratoria va affrontata partendo dalla difesa dei confini esterni e dalla lotta ai trafficanti, tema che per quanto riguarda l’Italia diviene ancor più rilevante all’indomani della tragedia di Cutro», dice Meloni a Palazzo Chigi uscita dal colloquio con il premier olandese. Un'ora e mezzo di confronto, ben oltre le previsioni, tanto che è saltata la riunione plenaria tra delegazioni. 

 

 

 

ONG E CORRIDOI

Con Rutte, insieme a Viktor Orban il più longevo dei capi di governo in carica in Ue, le convergenze non mancano davvero. L'Olanda sente come prioritaria la lotta al traffico di esseri umani. E, sorpresa, il liberale Rutte è tra i più severi sull'operato delle Ong, per cui pure a Roma si studia un nuovo codice di condotta. «Dobbiamo demolire questo business disumano» spiega il primo ministro olandese, «dobbiamo armonizzare la politica sui visti, essere più presenti in Africa. Vogliamo vedere cosa possiamo fare per raggiungere degli accordi». 

Per Meloni, alla vigilia di un decisivo Consiglio dei ministri dell'Interno Ue (Gai) domattina, la sponda con l'Olanda è un segnale rassicurante. C'è un arco che travalica la fascia degli Stati mediterranei nella richiesta di regole più severe, e più chiare, sull'immigrazione irregolare. Ma anche nella costruzione di corridoi regolari, chiosano insieme Rutte e Meloni. Con la promessa di un viaggio in Africa, in "tandem", appunto. Forse in Libia o in Tunisia. 

 

 

I DOSSIER FINANZIARI

Migranti a parte, c'è l'economia. E qui anche sono inedite le convergenze tra Roma e l'Aja. Per un attimo, sembra svanito il vecchio gioco delle parti. L'Italia colomba, l'Olanda falco sui conti Ue. Da mesi invece i governi Meloni e Rutte lavorano insieme per frenare gli scatti in avanti di Francia e Germania sulle deroghe alla normativa Ue per gli aiuti di Stato.

Una netta maggioranza di Paesi membri preme per il pugno duro europeo contro quell'Inflaction reduction act (IRA) dell'amministrazione Biden che ha drogato il mercato transatlantico. Ma una corsa agli aiuti di Stato non è nell'interesse di Italia e Olanda, perché ingrosserebbe e ingrasserebbe anzitutto le economie che hanno più spazio fiscale, in testa Francia e Germania. 

 

LE RICHIESTE

Da Roma il messaggio è partito da mesi. Si può concedere qualche strappo in più sugli aiuti di Stato. A patto però che da Bruxelles concedano più flessibilità sulla spesa dei fondi europei e in particolare del Pnrr italiano. Senza minacciare sanzioni e infrazioni al primo ritardo, senza contagocce insomma. 

Anche qui, Italia e Olanda si intendono. Più difficile invece parlare la stessa lingua su un'altra partita chiave economica che attende l'Ue: la riforma del Patto di Stabilità. Con le vecchie regole fiscali sospese ormai da anni - prima la crisi pandemica, ora la guerra russa in Ucraina - è tempo di riavvolgere le lancette. Indietro del tutto, però, non si può andare. E' questa la linea che l'Italia terrà al prossimo Consiglio europeo del 23 marzo, appuntamento chiave per il futuro della governance economica Ue. «Sui temi economici, secondo Meloni «nel Patto di stabilità e crescita si deve tenere maggiormente in considerazione il tema dell’equilibrio tra stabilità e crescita, entrambi necessari».

 

 

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Il Messaggero