Meloni, le parole su Draghi e il fax di Di Maio sul Mes: la strategia (e le risposte) del premier in Senato

Al Senato la contro replica della premier dopo le dichiarazioni che precedono il Consiglio Europeo di domani

Meloni, le parole su Draghi e il fax di Di Maio sul Mes: la strategia (e le risposte) del premier in Senato
L'apice arriva quando l'intervento volge al termine. Dopo una serie di contro repliche non particorlamente intense, almeno per gli standard settati da Giorgia Meloni...

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L'apice arriva quando l'intervento volge al termine. Dopo una serie di contro repliche non particorlamente intense, almeno per gli standard settati da Giorgia Meloni il giorno prima alla Camera, la premier sventola un fax. È il resoconto con cui, spiega ai Cinquestelle inferociti tra i banchi del Senato, l'ex ministro degli Esteri pentastellato Luigi Di Maio aveva dato il via libera alla modifica del Mes. «Game. Set. Match» si lascia andare uno dei colonnelli meloniani a palazzo Madama. La mossa è un condensato dell'esperienza d'aula di Meloni che, complice la necessità di spostare l'attenzione dall'evidente scivolone colto su Mario Draghi nel tentativo di attaccare il Pd, sposta l'attenzione su una "vittima" d'opposizione più facilmente attaccabile.

 

Meloni su Draghi: «Nessun attacco». E sul patto di stabilità: «Veto? Non escludo nessuna scelta»

 

L'affondo

Bastone e carota. Nel corso dell'intervento che anticipa il Consiglio europeo che si terrà domani e dopodomani a Bruxelles, la premier prima continua il tentativo di disarticolare l'improvvida narrazione sull'ex numero uno della Bce data alla luce a Montecitorio («Lungi da essere un attacco a Mario Draghi» scandisce, dopo che - come rivelato dal Foglio - è intercorso anche un chiarimento tra i due) e poi l'affondo contro Giuseppe Conte che scatena anche una battaglia di insulti incrociati tra i senatori di FdI e del M5S. «Avete negato che il governo Conte abbia dato alla chetichella l'assenso alla riforma del trattato del Mes. Colleghi, vi ho portato il fax...».

 

 

Il colpo di scena

Un colpo di scena che Meloni, evidentemente compiaciuta, ha costruito leggendo il testo. «La signoria vostra è autorizzata a firmare l'accordo recante modifica del trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità. Firmato, Luigi Di Maio», dice Meloni accusando l'esecutivo pentastellato di aver avallato quell'assenso «il giorno dopo le dimissioni», quando il governo era in carica «solo per gli affari correnti», e «senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia». Il tutto, condito dal quasi scherno dell'utilizzare una frase iconica contiana: «con il favore delle tenebre».

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Il Messaggero