Marco Cappato, rigettato il ricorso sulle firme digitali, Referendum e Giustizia esclusa dalle elezioni

Il tribunale di Milano certifica l'esclusione, ma anche senza partecipare alle elezioni Cappato e i suoi continueranno a battersi per veder riconosciuta la validità delle firme digitali

Rigettato il ricorso della lista Referendum e Giustizia di Marco Cappato sull’ammissibilità delle firme digitali. L’udienza tenutasi nella giornata di...

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Rigettato il ricorso della lista Referendum e Giustizia di Marco Cappato sull’ammissibilità delle firme digitali. L’udienza tenutasi nella giornata di lunedì 19 avrebbe dovuto valutare se le sottoscrizioni raccolte tramite il sistema di identità digitale SPID fossero valide per presentare il proprio simbolo alle elezioni. La bocciatura era nell’aria dopo che lo stesso tribunale di Milano aveva comunicato che la decisione sarebbe stata resa pubblica prima del voto del 25 settembre. Cappato e suoi sostenitori annunciano che scaleranno tutti i gradini dei possibili ricorsi, fino alle Nazioni Unite se dovesse servire.

Subito dopo la sentenza, Referendum e Giustizia ha diffuso un’anticipazione della nota di protesta che presenteranno al tribunale del capoluogo lombardo, in cui si denuncia il fatto che il motivo della bocciatura sarebbe stata l’impossibilità del giudice di verificare l’effettiva esistenza delle firme. Secondo i ricorrenti si tratta di un cortocircuito legale su più livelli. «Da come è scritta la sentenza sembra che noi dovessimo verificare l’esistenza delle firme, ma non era compito nostro. Semmai si poteva chiedere alla Corte d’Appello di Milano la chiavetta con le firme e i certificati elettorali digitali», dichiara Marco Perduca, responsabile legale della lista. «Siamo a metà tra la mancanza di senso e la mancata conoscenza delle norme elettorali», aggiunge, spiegando però che, anche se così fosse stato, il ricorso non verteva comunque sull’esistenza delle firme, ma solo sulla loro ammissibilità.

I prossimi passi

La decisione non ha colto impreparati i membri della lista, anche perché «è viziata dalle memorie ricevute dal Consiglio dei Ministri in cui si affermava che, anche se avessimo avuto ragione, non si potevano mica rimandare le elezioni per noi. Noi lo abbiamo definito un ricatto», denuncia Perduca. Critiche anche sul fatto che la decisione sia arrivata a cinque giorni dal voto, perché il giudice che avrebbe dovuto giudicare l’urgenza della questione «non ha considerato il merito».

Persa ogni speranza di essere ammessi alle imminenti elezioni, la battaglia di principio continua. «Domattina stessa presenteremo un reclamo urgente. Potremmo andare già alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo o alle Nazioni Unite, ma sarebbero tempi ancora più lunghi della giustizia italiana», continua Perduca. «E poi il problema è qui e va risolto qui. Ormai l’urgenza la diamo per persa, ma insisteremo finché le nostre richieste non saranno discusse nel merito, cosa che finora non è avvenuta». In chiusura un auspicio che sa di invito al governo che uscirà da quelle urne in cui il simbolo di Referendum e Democrazia non ci sarà: «Auspichiamo che la prossima legislatura sia quella buona per lanciare la piattaforma pubblica per la raccolta delle firme digitali e dunque riconoscerne il valore come già avviene per i referendum e le proposte di legge di iniziativa popolare».

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Il Messaggero