Poter decidere quando mettere fin alla propria vita e interrompere la propria sofferenza. È la richiesta che lega volti diversi fra loro, ma diventati tutti emblemi del...
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Dj Fabo e Cappato, Consulta rinvia: «Decida il Parlamento sul fine vita»
Non è mai stata discussa infatti la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia presentata durante la scorsa legislatura. Fu 12 anni fa Piergiorgio Welby, nel 2006, il primo a porre il tema della scelta sul fine-vita. Malato di distrofia muscolare e co-presidente dell'Associazione Coscioni, Welby inviò all'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una lettera in cui chiedeva l'eutanasia. Dopo che il tribunale di Roma dichiarò inammissibile la sua richiesta di porre fine all'«accanimento terapeutico», Welby chiese al medico Mario Riccio di staccargli il respiratore sotto sedazione. Un aiuto che costò a Riccio l'accusa di omicidio del consenziente, seguita dal proscioglimento.
Il dibattito da allora non si è mai spento, proseguì nel 2007 con Giovanni Nuvoli che si lasciò morire di fame, dopo che il tribunale di Sassari respinse la sua richiesta di distacco dal respiratore e i carabinieri bloccarono il medico che voleva aiutarlo. Quindi nel 2009 il tema tornò alla ribalta con il caso di Eluana Englaro, la giovane donna rimasta in stato vegetativo per 17 anni e per la quale il padre ottenne l'interruzione dell'alimentazione forzata. Furono varie le sentenze di rigetto delle richieste dei familiari, finché la Cassazione, per ben due volte, non si è pronunciata a favore della sospensione della nutrizione e idratazione artificiale.
E successivamente Max Fanelli, malato di sla morto nel luglio 2016, dopo aver chiesto per anni una legge sul fine vita.
Il Messaggero