Svolta sul futuro della legge elettorale. Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato il provvedimento per chiedere il referendum abrogativo della quota proporzionale...
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Le opposizioni hanno fatto di tutto per impedire al Piemonte di approvare il documento, ma il contingentamento dei tempi imposto dal centrodestra questa mattina ha fatto gettare la spugna alle forze del centrosinistra e ai pentastellati. «Se ci impedite di fare la battaglia che avremmo voluto noi ci fermiamo qui, non facciamo perdere tempo ai piemontesi», ha annunciato il capogruppo del Pd Domenico Ravetti a nome delle minoranze, i cui esponenti sono poi rimasti in aula senza più illustrare né votare gli oltre 200 emendamenti che avevano presentato, lasciando al centrodestra il lavoro di respingerli. «Sono soddisfatto - ha commentato quanto il provvedimento è arrivato in dirittura d'arrivo il governatore azzurro Alberto Cirio - in questi giorni ci sono stati dei momenti accesi di dibattito: credo che siamo comunque giusti quando si parla di un argomento importante come il voto. Penso che il tempo di questa discussione sia stato ben speso: chiediamo una legge elettorale chiara, per cui chi vince le elezioni governi. Se riusciremo ad averla avremo fatto un buon lavoro, anche con un contributo del Consiglio regionale del Piemonte».
Dopo tre giorni di polemiche, minacce di esposti e scontri procedurali, il Consiglio regionale dell'Abruzzo ha approvato a maggioranza poco prima della mezzanotte il quesito referendario, voluto dalla Lega, finalizzato all'affermazione del sistema maggioritario abrogando la quota proporzionale. A votare con 17 voti favorevoli il centrodestra, mentre le opposizioni del M5S e del centrosinistra hanno abbandonato l'aula. Nella commissione Bilancio da martedì scorso e fino alla serata di ieri le minoranze hanno fatto ostruzionismo per allungare i tempi dell'approvazione.
L'Abruzzo che per bocca del coordinatore regionale della Lega, il deputato Giuseppe Bellachioma, aveva puntato l'obiettivo di Regione apripista tra le cinque chiamate a licenziare entro il 30 settembre l'istanza referendaria, è arrivato sesto.
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Il Messaggero