I dati parlano chiaro: rispetto alle politiche 2018 la Lega ha guadagnato 3,4 milioni di voti (+59%) ed è passata da 5,7 milioni a 9,1 milioni di preferenze. I 5Stelle...
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Il bottino di 9 milioni di voti per Matteo Salvini da dove è arrivato? Innanzitutto dai 5Stelle ma anche da Forza Italia che ha dimezzato i voti rispetto al 2018 perdendone per strada ben 2,3 milioni.
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LE MOTIVAZIONI
I dati di analisi dei flusso di voto (formulati da SWG), dei mutamenti nei blocchi sociali e delle motivazioni di scelta elettorale, aiutano a tratteggiare il quadro. Come detto M5S perde 6 milioni e 180mila voti (1 milione e 700mila al Sud, più di 1 milione a Nordovest, Nordest e Centro Italia e 944mila nelle Isole). Rispetto al 2018 il partito di Di Maio ha ottenuto la riconferma della fiducia solo dal 38% dei votanti. Un altro 38% opta per l'astensione, il 14% trasloca sulla Lega e il 4% sceglie il Pd.
Lo smottamento elettorale è maturato su tutta la linea. «M5s perde al Sud e lungo tutto lo stivale, ma, soprattutto, perde per strada pezzi importanti del suo blocco sociale - spiega Enzo Risso, direttore della SWG - Lascia sul campo, ad esempio, i giovani: lo abbandonano il 15% dei Millennials (in parte conquistati da Lega e Pd) e il 25% dei ragazzi della Generazione Z. Perde parte degli operai (con un meno 20%) e vede assottigliare i consensi nei ceti sociali medio-bassi. In uscita anche una parte di quella middle class urbana e professionale che aveva scelto M5s per la sua spinta antisistema (-14%)».
Fin qui il crollo M5S. ma cosa ha determinato lo sofndamento della Lega?
IL TRAINO
In primo luogo c'è il ruolo di indubbio traino del suo leader: il 76% di quanti hanno votato per la Lega sottolinea l'importanza e il ruolo di Salvini (il ruolo di Di Maio sul voto a M5s è del 46%).
La Lega conquista il 17% dei nuovi voti da M5s, mentre sottrae a Forza Italia il 10% dei consensi. Il partito di Salvini, rispetto al 2018, conquista tre milioni di voti (7,4 milioni di votanti in più rispetto al 2014), aumentando i consensi in tutte le aree del Paese: + 897mila a Nordovest, + 686mila a Nordest, + 810mila al Centro, + 828mila a Sud e + 236mila nelle Isole.
La Lega, con questa tornata elettorale, diviene un partito nazionale, con il suo centro propulsore al Nord (40% dei consensi in media), un peso importante al Centro (33,5%), al Sud (23,5) e nelle Isole (22,4%).
Per il Pd, il quadro è quello di una sostanziale tenuta rispetto al 2018 (è il partito con il maggior tasso di riconferme di voto: 68%). In termini di flussi di voti, il partito guidato da Zingaretti, ha recuperato il 7% dei consensi da M5s, il 10% dall'astensione, il 6% dai partiti di sinistra e il 4% da quanti avevano votato per +Europa. Il Pd ha riconquistato un po' di Millennials (+6%) e di giovanissimi della generazione Z (+9%). Continua a non parlare con il mondo operaio (solo il 13% vota per il Pd), mentre ha ricominciato a ritessere il dialogo con i ceti poveri (+6%) e medio-bassi (+3%).
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Il Messaggero