M5S: «Recuperare 5 miliardi dall'Imu alla Chiesa». La proposta irrita i vescovi

Santa Maria Maggiore
Recuperare l'Ici non pagata dalla Chiesa tra il 2006 e il 2011 e far pagare l'Imu per quegli immobili sfruttati commercialmente ma che «eludono...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Recuperare l'Ici non pagata dalla Chiesa tra il 2006 e il 2011 e far pagare l'Imu per quegli immobili sfruttati commercialmente ma che «eludono l'imposta». È l'obiettivo di un ddl sottoscritto da 76 senatori M5S, depositato oggi al Senato, che i parlamentari sono pronti a tradurre in un emendamento alla legge di bilancio. La misura, proposta da Elio Lannutti e firmata anche dall'ex ministro Danilo Toninelli sarebbe in grado di «produrre risorse per 5 miliardi» di euro. 


«Tali somme sarebbero sufficienti ad evitare gli aumenti della cedolare secca, della tassa sulle transazioni immobiliari, dei bolli sugli atti giudiziari, del biodiesel e della plastic tax», afferma Elio Lannutti, primo firmatario della proposta che è volta ad «evitare questi balzelli che non esiterei a definire - dice ancora - una stangata su cittadini e famiglie».

L'iniziativa prende spunto dalla sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea che aveva stabilito il recupero da parte dello Stato italiano dell'imposta non versata dalla Chiesa tra il 2006 e il 2011, in quanto «aiuto di Stato irregolare». Nel frattempo, secondo i firmatari, l'intervenuta legge Monti del 2012 che esonera la Chiesa dal pagamento dell'imposta laddove non vengono svolte attività economiche, «presenta molte scappatoie» che consentono di evitare il pagamento dell'imposta anche dove si produce reddito. Un nodo che secondo i firmatari si potrebbe risolvere «facendo controllare i bilanci delle società o delle associazioni che li gestiscono da soggetti terzi, che se ne assumono la responsabilità».

La norma, in particolare, prevede che tutte le associazioni o società legate alla religione cattolica o congregazioni «il cui giro d'affari è pari o superiore ai 100 mila euro annui sono tenute a farsi convalidare i propri bilancio da un certificatore esterno» che in caso di bilancio non veritiero può essere «condannato ad un periodo di detenzione dai 3 ai 5 anni». Dalla relazione al ddl risulta inoltre che secondo delle stime dell'Anci, l'Ici (all'epoca era questo il nome dell'imposta) non versata tra il 2006 e il 2011 si aggira intorno ai 5 miliardi di euro, circa 800 milioni l'anno.


Immediata (e piuttosto seccata) la reazione dei vescovi.  È un tema che «torna come una minestra riscaldata che non è più buona; è stato più volte ribadito di avere uno sguardo ampio che tenga conto che questi immobili sono di sostegno ad una pastorale che è al servizio della gente e quindi sarebbe un penalizzare chi apre le strade per iniziative di bene», dice mons. Giancarlo Bregantini . Il vescovo di Campobasso stigmatizza invece che «la manovra non affronta le vere emergenze come la denatalità e il contrasto al gioco d'azzardo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero