La Lega non molla. Matteo Salvini chiede di andare al voto ma continua a corteggiare gli ex alleati. E Alessandro Di Battista, che ogni giorno tira calci ai dem, dà il...
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Nei giorni scorsi, il ministro all'Agricoltura Gian Marco Centinaio ha ribadito che le porte della Lega per i Cinque Stelle sono sempre aperte e che l'ipotesi di Di Maio a Palazzo Chigi è sul tavolo. Un'offerta cascata in mezzo alla polemica del Pd, che accusa il viceministro pentastellato di inseguire solo l'ambizione personale e pretendere poltrone di peso. In questo scenario, un post di Di Battista è stato per la Lega come un venticello fresco a fine agosto. «In questi giorni - ha attaccato Di Battista - non ho sentito nessuno del Pd pronunciarsi» su temi che stanno a cuore all'elettorato pentastellato, come la revoca delle concessioni autostradali ai Benetton e la Legge sul conflitto di interessi. Il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, ha subito raccolto il guanto: «Taglio dei parlamentari, revoca delle concessioni autostradali a chi è inadempiente, contrasto alle lobby, da Bibbiano ai banchieri corrotti: la Lega c'era, c'è e ci sarà». Anche i toni concilianti di Salvini verso Di Maio danno il senso del clima. Niente parole rudi, niente accuse. Anzi. Il leader Cinque Stelle sembra esente pure dalle accuse di «mercimonio». Se, qualche giorno fa, Salvini ha detto che Di Maio «ha lavorato bene», ora risponde con una battuta a chi gli ricorda che sembra puntare al Viminale: «Sono pronto a dargli consigli».
Il Messaggero