Governo di scopo e poi elezioni nel 2021: la road map di Giorgetti per la spallata

«Conte quanto sarà disposto ancora a farsi logorare da Renzi? E poi: voi siete sicuri che i cosiddetti responsabili di Forza Italia, amici di Mara Carfagna, siano...

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«Conte quanto sarà disposto ancora a farsi logorare da Renzi? E poi: voi siete sicuri che i cosiddetti responsabili di Forza Italia, amici di Mara Carfagna, siano così tanti e facciano la stampella a un governo giallorosso condannandosi così per sempre alla morte politica?».


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Dietro a queste domande retoriche che circolano nei piani alti della Lega c’è la strategia «attendista» di chi vede ancora possibile un colpo di scena in questa legislatura: un «governissimo» contro questo «governino» che duri «al massimo un anno, il tempo di fare la legge elettorale e quelle due o tre cose che servono per mettere in ordine i conti prima del ritorno al voto».

L’idea, da tempo cullata e rispolverata in queste ore, è di Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega e braccio destro (e sinistro) di Matteo Salvini.

In via Bellerio sono convinti che la frattura tra il premier e Matteo Renzi sia insanabile e che, se i tempi e gli attori convergeranno sulla stessa linea, si potrebbe arrivare a un clamoroso ribaltone. O meglio: «Spallata». Si tratta di fare una serie di (complicate ma non impossibili) addizioni: Italia Viva, più la Lega, più Forza Italia, più ampi strati di M5S che non vogliono tornare al voto sapendo che con il taglio dei parlamentari non sarebbero più rieletti. 
Ex esponenti di governo del Carroccio che stanno ragionando con «G.G.» (come lo chiamano nelle chat) in questo piano inseriscono nella squadra anche Giorgia Meloni. Anche se, contattata da Il Messaggero, la leader di Fratelli d’Italia fa sapere che per «noi se cade Conte esiste solo il voto: siamo l’unica forza coerente di questo parlamento. Non andremo mai con Renzi, come non siamo mai andati con i grillini».

Resistenze pubbliche, e dunque note, alla Lega da dove però ribattono così: «L’alternativa potrebbe essere un pasticcio che dura altri tre anni o la prospettiva di un governo che porti il Paese in un anno al voto».

LA TENSIONE 
Salvini, che un’ampia letteratura racconta di aver un filo diretto con Matteo Renzi, vive comunque questo scenario con molti dubbi. Perché ne comprende i rischi e perché teme che proprio Meloni possa sfruttare questa mossa per differenziarsi e continuare a crescere in maniera speculare alla Lega.

Per non saper né leggere né scrivere in queste ore sono stati riattivati tutti i canali con i parlamentari del Movimento, specie i senatori che «si barcamenano» in questa maggioranza e che da mesi rimpiangono l’alleanza gialloverde e a cui sta bene qualsiasi cosa purché non si voti.

Nella lettura dei segnali al tormentato mondo grillino c’è anche il plauso di Giorgetti, sulle pagine del Corriere della Sera, alla politica estera messa in campo da Luigi Di Maio. La seconda carezza nel giro di poche settimane: «Luigi non è un opportunista», ha detto infatti l’ex sottosegretario di Palazzo Chigi nemmeno un mese fa. Ecco, cosa farebbe il Movimento davanti a questa possibilità? E Davide Casaleggio, padrone di Rousseau? A molti non è sfuggita infatti la stoccata del figlio di Gianroberto a chi nel M5S guarda ai «riformisti di craxiana memoria». La situazione è fluida e il «deserto» di tre anni di opposizione non piace a nessuno.

Intanto, in attesa di leggere gli sviluppi degli eventi, Giorgetti davanti alla stampa estera ha mandato una serie di messaggi distensivi verso l’Europa, quella dei mercati e quella politica di Bruxelles. Messaggi che, auspicano i vertici della Lega, rimbalzino anche al Colle. Ma chi sarebbe poi il collante di questo governissimo di scopo? «Il nome si trova», insiste chi ha parlato con «Giancarlo» anche ieri pomeriggio. Obiettivo: non scoprire troppo le carte.

   
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Il Messaggero