Nessuna velleità da leader ma quello giallo-rosso è un governo «politico». È in questi due concetti che si annida la strategia di Giuseppe Conte...
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Così, di fronte al comune avversario, Matteo Salvini, Conte, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio mettono da parte sospetti reciproci e freddezze. «Quella di Di Maio è stata una bella idea», spiegano a Palazzo Chigi facendo riferimento all'evento di domani a Narni. Un evento dai contorni ancora sfumati dove, ad esempio, al posto del palco a riunire Pd, M5S e Leu potrebbe esserci un tavolo comune. In questo quadro Conte è consapevole che deve muoversi con prudenza. A chi, come Vincenzo Spadafora, solo qualche giorno fa quasi lo avvertiva a non fare il leader del M5S al posto di Di Maio Conte risponde con garbo: «quella di Spadafora è un'opinione legittima, ma non ho questa velleità».
E in questa prudenza risiede buona parte della tregua siglata con Di Maio in vista della manovra e finalizzata a limitare invasioni di campo da parte di tutte le parti in causa. Concentrando le energie su altro: sulla mina vagante renziana, ad esempio, o sul leader leghista, con cui Conte è sceso ormai a duello. I due parlano ad una manciata di chilometri di distanza, nel comune pomeriggio umbro. Io disperato sul caso Russiagate? «Non rispondo alle battute...», sottolinea Conte replicando agli attacchi della Lega nel day after dell'audizione del premier al Copasir e definendo «miserabili» le parole dell'ex ministro sull'omcidio di Roma. E Di Maio gli fa sponda. «L'unico Russiagate che esiste è quello di Salvini», incalza il leader del M5S mentre Salvini torna all'attacco: da «Conte ieri è arrivata una supercazzola».
Il premier incontra prima i dipendenti e poi, nel Teatro costruito da Cucinelli nel borgo ripopolato con la nascita dell'azienda, vede gli imprenditori, prima di incontrare il presidente della Cei Gualtiero Bassetti. Aziende e Chiesa, due componenti fondamentali della società umbra che si avvicina alle urne. Agli imprenditori Conte assicura una «lotta garbata» al sommerso, assicura un piano semplificazione della burocrazia dando l'idea di un concetto che poi il premier sottolinea ai cronisti: «questo è un progetto politico di governo di ampio respiro». Per il «dopo» c'è tempo. «Io su di me sono tranquillo, è come per gli esami all'università. C'è chi è pieno di ansie, io studiavo fino a poco prima. Poi facevo una doccia, sentivo un pò di musica, e affrontavo l'esame sereno». Una serenità che Conte ostenta anche nei confronti di Renzi: «non sospetto di nessuno, non ho tempo per pensare...». Ma domani, a Narni, Renzi non ci sarà.
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Il Messaggero