Elezioni regionali, Zingaretti: «Pd più aperto e avanti con alleanze con M5S, cresce la fiducia nel partito»

Elezioni regionali, Nicola Zingaretti allarga il panorama del dopo-voto. «Confesso che non mi aspettavo di vincere così tanto, con un risultato così positivo,...

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Elezioni regionali, Nicola Zingaretti allarga il panorama del dopo-voto. «Confesso che non mi aspettavo di vincere così tanto, con un risultato così positivo, ma c'era un bel clima, una squadra in campo, Bonaccini che aveva governato bene».


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Il leader del Pd si gode il successo in Emilia-Romagna e pensa al futuro.
«Le persone tornano a fidarsi del Pd, non bisogna tradire quella fiducia», dice il segretario dem, che pensa a «un partito che sia molto più aperto, che faccia contare di più le persone, anche quelli che non sono del Pd. Dobbiamo dare la possibilità anche a chi non se la sente di far parte del Pd di partecipare».
 


Apertura anche ai non iscritti, alla società civile. Per il nuovo Pd si profila un congresso, come più volte annunciato da Zingaretti. Periodo possibile per tenerlo, fine 2020-inizio 2021, una volta esaurite le elezioni regionali. Il dubbio tra i dem è se farlo a tesi e programmatico o con le primarie e una vera gara per la leadership.
 


Spalanchiamo le porte alle Sardine e alla società civile, torna a dire Romano Prodi. Per il padre nobile del Pd, basta con il partito delle tessere. Aspettiamo di capire cosa proporrà il segretario - fanno sapere fonti dell'area di Maurizio Martina -. Siamo favorevoli a un grande lavoro di riprogettazione, spingendo al massimo sull'apertura e sulla novità, e senza fermarsi solo a conte interne.

Da Art.1 Roberto Speranza vuole dare un tetto al popolo della sinistra. L'apertura dei dem si misurerà intanto nelle sfide per le regioni che restano nel 2020, in Toscana, Campania, Marche, Veneto, Puglia innanzitutto. Zingaretti - sostenuto da Dario Franceschini - vorrebbe alleanze con M5S, ma per ora il reggente cinquestelle Vito Crimi dice no, come Luigi Di Maio prima di lui. L'accordo con il MoVimento potrebbe anche creare malessere nella minoranza interna Pd. »Non ha senso, ora che gli togliamo voti«, commenta Matteo Orfini. Inoltre allontanerebbe dalla coalizione Italia Viva, +Europa e Azione di Carlo Calenda, ostili al M5S. Eppure si pensa a una alleanza a partire dalla Campania, dove i capi pentastellati Di Maio e Roberto Fico hanno posizioni antitetiche rispetto al Pd (uno contro, l'altro a favore). La condizione sarebbe però una rinuncia del dem Vincenzo De Luca a correre per la riconferma; per lui circola l'ipotesi del Cda di una grande azienda pubblica.

E anche in Liguria si sta lavorando a una candidatura comune Pd-M5S. In chiave campana assume significato la scelta delle Sardine di tenere un incontro nazionale il 14 e 15 marzo a Scampia. Il movimento che ha giocato un ruolo importante in Emilia Romagna ha annunciato che sarà in piazza anche nelle altre regioni al voto.


«Senza di loro forse non ce la facevamo in Emilia-Romagna», riconosce Zingaretti. Nei giorni scorsi è girata la voce di un meeting tra il segretario e Mattia Santori, smentito dagli entourage dei due. Ma il dialogo sottotraccia continua. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero