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Archiviate le politiche i sondaggisti si concentrano sulle elezioni regionali in Lazio e Lombardia che il prossimo 12 febbraio chiameranno al voto 15 milioni di persone. Nell'attuale schema di alleanze, stando a i numeri rilevati da Scenari Politici, la prospettiva è una ripetizione del quadro nazionale, con la destra in vantaggio in entrambe le regioni.
Lazio
Nel Lazio un candidato di centrodestra ancora non c'è, ma Frateli d'Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, vola al 33,8%, almeno 3 punti sopra anche ai più ottimistici sondaggi nazionali. Se Forza Italia è in media con i dati del resto d'Italia, al 6,5%, nel Lazio risulta meno influente la Lega al 5,2%. Sommando i voti si arriva comunque oltre il 45%, dato in linea con quello delle politiche.
La sola speranza per gli avversari sarebbe quella di presentarsi con un fronte unitario, ma non è questo il caso. L'unico candidato ufficiale finora è l'assessore alla Salute uscente Alessio d'Amato, sostenuto dal Pd (il suo partito) e da Azione-Iv, che però insieme arrivano poco sopra al 25% (17% per il Partito Democratico e 8,2% per il Terzo Polo). Ipotizzando un campo largo e sommando a questi i voti per il M5S (15,9%), Alleanza Verdi Sinistra (3,5%) e Più Europa (2.8%) si arriva poco a Nord del 48%.
Lombardia
Sembra invece già scritto il finale in Lombardia. Qui le opposizioni sono ancora più divise, con il Pd che ha indicato come candidato l'eurodeputato Pierfrancesco Majorino, ritenuto troppo radicale dal Terzo Polo, che insiste nell'indicare il nome dell'ex vicepresidente della regione Letizia Moratti. Il M5S non ha ancora scelto né con chi stare né il proprio candidato. In ogni caso, grazie al radicamento lombardo di una Lega che si attesta al 15,8%, la coalizione che sostiene per l'appunto il governatore leghista uscente Attilio Fontana supera nel complesso il 50% delle preferenze, con FdI che ruggisce anche al Nord, raccogliendo da solo 31% tra gli intervistati. L'unica componente del centrodestra a soffrire è Forza Italia, al 4,1%, segno che il passaggio di Moratti al Terzo polo ha indebolito soprattutto la gamba moderata della destra, senza tra l'altro portare un grosso incremento alle preferenze di Azione-Iv: il partito di Renzi e Calenda si ferma al 9,3%, circa un punto in più del dato nazionale e in perfetta parità con i Cinquestelle, che in Lombardia non hanno una base ampia. Il Pd resta secondo partito al 16,8% anche nella roccaforte leghista, ma al di là della soddisfazione nominale le possibilità di conquistare la poltrona più alta del Pirellone sono decisamente remote.
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Il Messaggero