È come una sorta di richiamo della foresta catto-comunista. È come un pezzo dell’album di famiglia che riemerge appena si può ritirarlo fuori. Lo faceva...
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Delrio la formula così: «Un grande e solidale Paese come l’Italia non può non porsi il tema di come le classi dirigenti e coloro che dispongono di redditi elevati debbano essere chiamati a contribuire a favore di chi non ce la fa». Da qui la proposta del gruppo del Pd alla Camera: «Deve essere introdotto nel provvedimento che arriva ora alla Camera un contributo di solidarietà a carico dei cittadini con redditi superiori ad 80.000 euro e che inciderà sulla parte eccedente tale soglia. La somma versata, rispettando i criteri di progressività, sarà deducibile e partirà da alcune centinaia di euro per le soglie più basse fino ad arrivare ad alcune decine di migliaia di euro per i redditi superiori al milione».
Il risultato è che Italia Viva si mette di traverso, e la proposta. M5S fa lo stesso. Si allinea poi anche Conte e dice: «Questa iniziativa non è stata discussa i tavoli di maggioranza e non è all’orizzonte». Il Pd resta solo. E non fa una gran figura. «Noi continuiamo a voler perseguire sempre più giustizia sociale. Sorprendono certe reazioni anche all’interno della maggioranza ma noi crediamo che questa discussione vada fatta e abbiamo dato il nostro contributo». Lo dice proprio Delrio. Che s’intesta un’iniziativa assicurando che «è in piena sintonia con i vertici del partito». Dunque, la tassa sul reddito - quella che i renziani bollano come una sorta di rigurgito da invidia sociale - la vuole tutta il Nazareno, guidato dal segretario Zingaretti. E se Italia Viva non può accettare quello che le sembra un ritorno indietro a vecchie impostazioni, colpisce di più il no secco pronunciato dai grillini. E ha tutta l’aria di un no tattico, non strategico come quello renziano, e somiglia a un gioco d’interdizione: bloccare la proposta dem per non farsi scippare dai dem l’elettorato più popolare e più voglioso di far pagare i ricchi. Il francesca nesimo sbandierato da Casaleggio padre, cioè la cultura o pseudocultura originaria dei grillini, avrebbe sposato di corsa questa misura ma le contingenti convenienze di bottega di partito sconsigliano ora di cavalcarla.
IL DIMENTICATOIO «E’ inaccettabile»: questa la bocciatura lapidaria dei 5 stelle. Che parlano come il centrodestra: «Questo è il momento di dare, non di mettere le mani nelle tasche». E ancora: «E’ un’iniziativa del Pd, noi non c’entriamo e restiamo contrari a qualsiasi forma di patrimoniale», assicura la viceministro Laura Castelli. Ed ecco a schierarsi contro il Pd il renziano Ettore Rosato e tutti gli altri, a cominciare da Davide Faraone, capogruppo dei senatori di Italia Viva: «Le tasse vanno diminuite, non aumentate. Parlare di patrimoniale per chi guadagna 3.500 euro al mese è assurdo. Il Pd è sempre di più il partito delle tasse».
SCHEMI SALTATI Saltano così gli schemi maggioranza-opposizione su questa proposta nuova ma assai vecchia. E il centrodestra va a nozze. E’ contraria all’idea di un contributo di solidarietà Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. «Il messaggio che emerge è chiaro: niente soldi dalla Ue? Li prendiamo dai risparmi degli italiani. Per noi la patrimoniale è un furto e lo impediremo con ogni mezzo». Parola di Giorgia. Matteo Salvini ovviamente fa fuoco e fiamme. Idem per Forza Italia con Anna Maria Bernini e tutti gli altri. Il Pd non può che leccarsi le ferite e la trovata di giornata sarà probabilmente destinata al dimenticatoio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero