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La struttura Mediaset si è occupata della realizzazione del cosiddetto video della resurrezione di Silvio, con i tecnici di Cologno Monzese che hanno portato le luci e le altre apparecchiature - compreso il “gobbo” su cui far leggere al Cavaliere il discorso - nella suite al sesto piano dell’ospedale San Raffaele. E dopo tre volte, alla quarta, sia Berlusconi sia Marta sia Orazio - padre della Fascina e ormai super-consulente politico del Cav - sia i pochi altri presenti alla registrazione hanno convenuto: «Questa va bene!». E considerando lo stato di salute di Berlusconi, il video, nonostante qualche lentezza nell’eloquio del protagonista, qualche parola sforzata, il sorriso che non c’è più e non può più esserci, funziona per lo scopo a cui serve.
Che non è solo quello del Silvio Rieccolo, ma senza cravatta sulla camicia scura, ma è anche quello del Re Taumaturgo. Capace, se non di risanare del tutto se stesso, di guarire - o di provare a farlo - il suo popolo dalla sfiducia, dalla voglia di dilaniarsi intorno alla sua eredità, dalla paura del futuro e dallo spettro di finire preda di Renzi o prima ancora di Meloni o Salvini. «Saremo pronti a batterci l’anno prossimo alle elezioni Europee» è dunque il messaggio del Re Taumaturgo rivolto agli avversari e agli alleati (non credete di speculare sulle mie spoglie ancora non ci sono) e indirizzato ai suoi in questo senso: l’erede di me stesso sono Io e finché ci sarò Io si vince e potete sentirvi sicuri che nessuno vi toccherà. Perché «gli italiani ci considerano i loro santi laici, i santi protettore della loro libertà e del loro benessere».
E così il Cavaliere è diventato il Santone e se da sempre la sua predicazione è stata un mix di misticismo e spiritualità stavolta si avverte in lui un surplus di religiosità, meno aggressiva e meno sorridente (non sembra più avere «il sole in tasca» l’anziano Silvio ormai privo di quel ritmo e fraseggio che lo resero un’icona rock) ma più profonda e crepuscolare.
La centralità di Marta trova nel video la sua riconferma. Ovvero, se i politicanti degli altri partiti ma anche alcuni esponenti azzurri credono di potere avere gioco facile (per esempio l’ex capogruppo dei deputati, Cattaneo ha detto: «Il nostro deve diventare un partito contendibile»), si sbagliano perché il lascito, in vita, del fondatore è per l’amico Antonio rassicurante ministro degli Esteri, per Marta ben guidata da papà Orazio e già dotata del suo cerchio magico composto da Sorte, Ferrante, Benigni, neo-trinità azzurrissima.
LE STOFFE
Un piccolo grande particolare racconta le rivalità all’ombra di Re Silvio. Appare nella sala milanese uno striscione a favore della Ronzulli («Forza Licia»), alcuni militanti lo tolgono perché dicono che ne copre un altro (quello dei berlusconiani arrivati da Cuneo) e il pezzo di stoffa in onore della ex plenipotenziaria riappare da un’altra parte, affianco a quello pro-Fascina che con su scritto: «Marta sei una leader, il popolo di Forza Italia ti ama». A riprova che c’è dicotomia tra le due donne ma il Re è stato chiaro. E il sovrano diventato assai - il bicchiere d’acqua sul tavolo del video serve a stremarlo di meno - sapendo che non potrà più fare politica come prima si è ritagliato il format del santone che guida la sua Evita.
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