Balneari, cosa succede dopo il richiamo di Mattarella? I dubbi della maggioranza e la mediazione del governo

Il presidente della Repubblica ha chiesto a Parlamento e governo di intervenire sulle concessioni demaniali

Balneari, cosa succede dopo il richiamo di Mattarella? I dubbi della maggioranza e la mediazione del governo
«Molteplici profili critici». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri, nel firmare la conversione in legge del decreto "Milleproroghe", ha...

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«Molteplici profili critici». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri, nel firmare la conversione in legge del decreto "Milleproroghe", ha sollevato una serie di perplessità sul rinvio della cosiddetta "riforma dei balneari". Come previsto dall'articolo 74 della Costituzione, il capo dello Stato ha infatti affiancato alla promulgazione del testo un messaggio motivato alle Camere che spiega come la sua firma sia arrivata solo per non far decadere una legge che ne contiene molte (troppe) altre.

 

 

Balneari, il richiamo di Mattarella

In sostanza Mattarella ha bollinato la norma che proroga le concessioni attuali sino al 2025 chiedendo però a Parlamento e governo di intervenire sulle concessioni demaniali poiché «è evidente che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive accrescono l'incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative». Anche perché se alla fine non si arrivasse ad un intervento non solo si potrebbero incrinare i rapporti dell'esecutivo con il Capo dello Stato quanto, soprattutto, c'è il rischio concreto che Bruxelles apra ad un procedura di infrazione che di fatto - con un iter tortuoso e potenzialmente distruttivo per il settore - disapplicherebbe la norma per ogni singola spiaggia. Per la Commissione infatti, come già chiarito più volte, il nuovo posticipo della messa a bando delle spiagge è impossibile ed è necessario procedere con delle gare che permettano, in un regime di libera concorrenza, di assegnare nuove concessioni. Possibilità contro cui Lega e Forza Italia (e con qualche perplessità in più Fratelli d'Italia) si sono opposte. Tant'è che, in virtù dei forti rapporti con le associazioni di categoria, già sono stati rispediti al mittente non solo la "moral suasion" del Colle (invece riuscita nei confronti della proroga dei diritti tv delle società di calcio), ma anche i tentativi dei ministri Raffaele Fitto e Luca Ciriani, rispettivamente con le categorie e con i gruppi parlamentari.

 

 

La (nuova) mediazione

Una mediazione però, ora sembra inevitabile. E se è vero che ieri il governo ha aperto ai rilievi di Mattarella con una nota ufficiosa («Rispetto alla norma che formalmente è in vigore, quanto richiamato dal capo dello Stato meriterà attenzione e approfondimento da parte del governo nel confronto con le forze parlamentari»), lo è anche che l'obiettivo di modificare la norma appena diventata legge è tutt'altro che semplice da centrare. Più che altro quindi il governo proverà a salvare il salvabile emanando dei bandi di gara che possano in qualche modo tutelare le associazioni di categoria. Proprio queste quindi, si spera che dopo le parole del Capo dello Stato si mostreranno più ragionevoli. Dallo scontro frontale con Bruxelles del resto, nessuno ha nulla da guadagnare. 

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Il Messaggero