Salvini attacca Michela Murgia: radical chic. La scrittrice su Fb: «Confrontiamo i curriculum»

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Matteo Salvini attacca Michela Murgia: radical chic. Lei risponde su Fb: «Confrontiamo i curriculum». «Le propongo un gioco, signor Ministro: si chiama sinossi dei curriculum» così la scrittrice Michela Murgia, giudicandosi attaccata da un tweet di Salvini che la definiva «Intellettuale radical chic e snob» ha sfidato il ministro degli interni con un post su Facebook proponendo un raffronto di curriculum, dove lei racconta della sua lunga storia di precariato, prima di diventare una scrittrice di successo.


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La scrittrice prosegue con i raffronti: «Nel '93 iniziavo a insegnare nelle scuole da precaria, lavoro che ho fatto per sei anni. Nel frattempo lei veniva eletto consigliere comunale a Milano e iniziava la carriera di dirigente nella Lega Nord, diventando segretario cittadino e poi segretario provinciale. Non avendo mai svolto altra attività lavorativa è lecito supporre che la pagasse il partito. Chissà se prendeva quanto me che allora guadagnavo 900 mila lire al mese. Nel '99 consegnavo cartelle esattoriali a domicilio con un contratto co.co.pro. Ero pagata 4mila lire a cartella e solo se il contribuente moroso accettava di firmarla. Lei invece prendeva la tessera giornalistica facendo pratica alla Padania e a radio Padania, testate di partito che si reggevano sui finanziamenti pubblici, ai quali io non ho nulla in contrario, ma contro i quali lei ha invece costruito la sua retorica».





La Murgia rammenta il suo curriculum da precaria anno dopo anno. «Se adesso le è chiaro con chi è che sta parlando quando virgoletta il mio nome nei suoi tweet - conclude - forse le sarà altrettanto chiaro che è lei, signor Ministro, quello distaccato dalla realtà. Tra noi due è lei quello che non sa di cosa parla quando parla di vita vera, di problemi e lavoro, dato che passa gran tempo a scaldare la sedia negli studi televisivi, travestirsi da esponente delle forze dell'ordine e far selfie per i social network a dispetto del delicatissimo incarico che ricopre a spese dei contribuenti. Lasci stare il telefonino e si metta finalmente a fare il ministro, invece che l'assaggiatore alle sagre. Io lavoro da quando avevo 14 anni e non mi faccio dare lezioni di realtà da un uomo che è salito su una ruspa in vita sua solo quando ha avuto davanti una telecamera».


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Il Messaggero