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Gli americani vogliono che il principe Harry torni in Gran Bretagna. A riferirlo è il capo di un importante think tank di Washington. Kevin Roberts, presidente della Heritage Foundation, sta infatti assistendo l'azione legale dell'associazione per indagare sulla domanda di visto del Duca di Sussex in seguito alle sue ammissioni di consumo di droga nell'oramai celebre libro di memorie Spare. «Non ci piace che stia in America, anzi, ci piacerebbe che andasse da qualche altra parte», ha detto Roberts.
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La droga e l'attacco dei conservatori
Il Principe Harry ha ammesso più volte nell'ultimo periodo di aver fatto uso di cocaina, fumato cannabis e aver assunto funghi allucinogeni. Non solo. Tra l'autobiografia Spare e le diverse interviste rilasciate per promuovere il libro, Harry ha definito l'uso della cannabis e dell'ayahuasca una "parte fondamentale della sua vita per superare i traumi e i dolori del passato", dando alle due sostanze una connotazione positiva. Il duca di Sussex aveva parlato dell'uso della «medicina psichedelica», dicendo che lo aveva aiutato a «affrontare i traumi e i dolori del passato» e che quell'esperienza si è rivelata essere una «pulizia del parabrezza».
Il documento
Per questo, la Heritage ha chiesto alle autorità degli Stati Uniti la pubblicazione del documento con cui al principe Harry è stato concesso il visto d'ingresso nel Paese. Il motivo è intuibile. Tra le domande a cui deve rispondere chi richiede un visto per entrare negli Stati Uniti c'è anche quella che potrebbe incastrare il duca: «Sei o sei mai stato un utilizzatore di droghe?».
La fondazione
La Heritage Foundation, come detto, è un think tank conservatore statunitense. Nata nel '73, l'organizzazione si pone l'obiettivo di promuovere valori conservatori basati sul libero mercato, governo limitato, libertà individuale, valori americani tradizionali e una base di difesa forte. L'eredità a cui fa riferimento sono le idee giudaico-cristiane e le idee degli autori della Costituzione americana (i Padri Fondatori). Per il finanziamento dipende dalle donazioni di aziende, fondazioni e privati. Ha svolto un ruolo di primo piano nel movimento conservatore durante la presidenza di Ronald Reagan. Da allora, l'advocacy ha continuato ad aumentare la sua influenza ed è diventata una delle organizzazioni conservatrici più influenti nel processo decisionale pubblico.
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Il Messaggero