Monica Vitti, la stella più eclettica del cinema italiano amata dai grandi registi

Con Monica Vitti ci lascia un'attrice totale, capace di passare dal teatro di Shakespeare alla tetralogia dell'incomunicabilità di Michelangelo Antonioni, prima di...

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Con Monica Vitti ci lascia un'attrice totale, capace di passare dal teatro di Shakespeare alla tetralogia dell'incomunicabilità di Michelangelo Antonioni, prima di essere scoperta come mattatrice comica da Mario Monicelli, icona surrealista per Luis Buñuel, eroina del cinecomic e compagna di risate agrodolci insieme ad Alberto Sordi. 

 

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L’OMAGGIO

 

E' stata la prima donna del cinema italiano ad avere il carisma e la credibilità per poter garantire un successo al botteghino al pari dei moschettieri della commedia all'italiana Sordi, Gassmann, Manfredi e Tognazzi. Dopo la frequentazione dell'Accademia d'Arte Drammatica diretta dal mentore Silvio D'Amico, esplode in bianco e nero nel capolavoro di Antonioni L'avventura (1960) cui seguono ancora diretta da lui ruoli drammatici e tormentati ne La notte (1961), L'eclisse (1962) e Deserto rosso (1964). Quando il suo destino di musa del maestro dell'incomunicabilità Antonioni (con il quale ha una lunga storia d'amore) sembra già scritto, Mario Monicelli ne scopre il talento comico grazie a La ragazza con la pistola (1968) in cui, pur essendo una romana purosangue (nasce all'anagrafe come Maria Luisa Ceciarelli), fa scintille come siciliana vendicatrice capace di andare fino in Scozia per punire il maschio che l'ha sedotta e abbandonata. 

 

 

IL RICORDO

Prima era stata sexy e letale come Modesty Blaise (1966) per il regista inglese Jospeh Losey dai fumetti d'azione di Peter O'Donnell. Anche Luis Buñuel, stregato dalla sua inconfondibile voce roca, l'avrebbe voluta nel 1974 come alto borghese sensuale ne Il fantasma della libertà. Legatasi sentimentalmente dopo Michelangelo Antonioni al direttore della fotografia Carlo Di Palma, si concentra dagli anni '70 in poi soprattutto in ruoli divertenti, giocando con il ruolo del sex symbol come in Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa (1970) per cui vince uno dei suoi cinque David di Donatello come Miglior Attrice Protagonista. A fianco di Alberto Sordi spesso interpreta una coniuge nevrotica, afflitta in chiave tragicomica dal suo compagno di vita creando con il collega romano un solido sodalizio professionale da Amore mio aiutami (1969) a Io so che tu sai che io so (1982). Esordisce alla regia nel 1990 con la commedia sofisticata Scandalo segreto in cui dirige l'attore americano Elliot Gould. E' giustamente considerata una delle maggiori fonti di ispirazione per le più importanti attrici italiane del momento, da Paola Cortellesi a Margherita Buy.

 

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Il Messaggero