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Sinisa Mihajlovic ha ottenuto tanto da Vujadin Boskov e, forse, tutto da Sven Goran Eriksson. Il primo lo ha portato a Roma dopo aver giocato e vinto con la Stella Rossa di Belgrado; il secondo lo ha trasformato in quello splendido difensore centrale che abbiamo poi ammirato per tanti anni, prima alla Sampdoria e poi sempre nella Capitale, ma sulla sponda Lazio. Mihajlovic quando è arrivato era poco più di un ragazzino, era il ‘92 e lui aveva solo 23 anni, capelli folti, camicie colorate, sorrisi e una grande voglia di stupire, ma il primo passo non è stato troppo lungo qui nella Capitale.
QUEL LEGAME CON TOTTI
In giallorosso dura poco, specie per questioni tattiche: il grave infortunio di Carboni lo costrinse a fare il terzino e non aveva il passo (un ruolo che non gli piaceva nemmeno quando giocava in Jugoslavia). Nella Roma ha messo un timbro indelebile, però: a Brescia, fu lui a suggerire a Boskov di fare entrare un ragazzino di belle speranze. Quel ragazzino era Francesco Totti. Lascia la maglia giallorossa dopo 54 partite e 1 gol, contro il Brescia, con una rete anche in Coppa Uefa contro il Borussia Dortmund, e 5 in Coppa Italia, di cui una nella finale persa con il Torino nel 1993.
LA SAMP E LA LAZIO
Il meglio di sé - senza dubbio - lo ha dato dalla Sampdoria in poi.
GLI INIZI IN JUGOSLAVIA
Vince anche in nerazzurro, 2 Coppe Italia (suo il gol contro la Roma nella finale di ritorno) e uno scudetto, non sul campo, ma assegnato a tavolino per la vicenda Calciopoli. La sua carriera è cominciata nella ex Jugoslavia. Il suo esordio è di quelli da predestinato: è il 1986 e si gioca a Belisce, lui ha la maglia del Borovo; Mihajlovic viene schierato come esterno sinistro di centrocampo, il ruolo che gli aveva regalato inizialmente Boskov nella Roma, ed è proprio il suo sinistro, guarda caso su punizione, a decidere il match. Da lì, una continua ascesa. Nel 1987 arriva il titolo Mondiale Under 20 con la maglia della sua nazionale, poi ruba l’occhio a tanti osservatori durante un torneo in Germania e viene premiato dal Vojvodina, con cui vince il titolo della Prva Liga, superando colossi come Stella Rossa, Hajduk Spalato e Dinamo Zagabria. Sinisa rimane un’altra stagione col Vojvodina per assaporare l’ebbrezza della sua prima partecipazione alla Coppa dei Campioni che vincerà nel ‘91 con la maglia della Stella Rossa, a Bari con il Marsiglia, segnando una delle reti decisive dal dischetto dopo i supplementari. Con i biancorossi vinse pure due campionati e l’Intercontinentale, prima che in Jugoslavia scoppiasse la guerra, che lo ha costretto a trovare nuove vie di speranza altrove. In Italia ha vinto; in Italia ha perso la sua guerra. Quella più importante.
Alessandro Angeloni
Il Messaggero