Chi era Marco Occhetti, morto il Kim dei Cugini di Campagna: dal successo alla strada

Aveva 62 anni ed è morto all'improvviso per un attacco di cuore

Chi era Marco Occhetti, morto il Kim dei Cugini di Campagna: dal successo alla strada
Marco Occhetti ha vissuto gli anni migliori dei Cugini di Campagna, poi è finito a cantare per le piazze romane, con il solo obiettivo di arrivare a fine mese. Una parabola...

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Marco Occhetti ha vissuto gli anni migliori dei Cugini di Campagna, poi è finito a cantare per le piazze romane, con il solo obiettivo di arrivare a fine mese. Una parabola triste, così come la sua morte precoce. È scomparso venerdì 23 aprile per un attacco di cuore, lasciando sua figlia Giulia, che ha dato l'annuncio ai fan usando l'account Facebook di Marco. «Ringrazio tutti per i messaggi che gli avete scritto. Papà era un casinaro e gli sarebbe piaciuto avere tanta gente intorno a ricordarlo», le sue parole.

 

 

Chi era

Nato a Roma il 24 dicembre 1959, Occhetti era stato la voce dei Cugini di Campagna dal 1986 al 1994. Aveva preso il posto del cantante Paul Manners ed è poi stato sostituito da Nick Luciani. Inconfondibile il suo timbro in falsetto, che ancora oggi è il simbolo di uno dei gruppi più amati nell'Italia degli anni '80. Ha partecipato con la band ai tanti tour di successo all'estero, cantando canzoni come Anima Mia, Un'altra Donna, Innamorata, 64 anni, Preghiera, È lei, Conchiglia bianca e Tu sei tu.

Ha sempre lavorato nella musica. Prima del successo faceva da scaricatore per band di amici, che gli davano l'opportunità di esibirsi. Dopo il grande successo negli undici anni passati nei Cugini di Campagna, Marco Occhetti lascia il gruppo per avviare un progetto da solista, che però non lo porta lontano. Quando chiede alla band di rientrare, riceve un "no". 

La musica per strada

«La mia situazione è drammatica, da 5-6 anni sono costretto a sopravvivere così, cantando nelle piazza. E neanche bene», raccontava Marco Occhetti in esclusiva a Il Messaggero. Dopo il successo, si è ritrovato a vivere di espedienti. Ma non ha mai lasciato la musica. E ha continuato a regalare la sua arte sedendosi in piazza e imbracciando la sua chitarra. La sua situazione però era difficile: «Ho mamma e fratello invalidi, poi ho una figlia. Tutti sulle mie spalle. A volte sto sotto a un treno, faccio debitini tipo Paperino. Ma non mi vergogno, per fortuna dicono che sono bravo». 

 

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Il Messaggero