E bomba o non bomba sono tornati a Roma. Per un gran finale, come si...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
I SENATORI
«Non sono stanco. Anzi, la prospettiva di riprendere i miei progetti da solo mi sembra un po' strana. Ma vedremo. Magari prima o poi», conferma De Gregori, che però ha già programmato i suoi impegni discografici per il 2024, con il singolo inedito Giusto o sbagliato, di prossima pubblicazione, che secondo indiscrezioni prelude a un album dalle atmosfere orchestrali (sarebbe il primo del Principe, colpito lo scorso luglio dal lutto della perdita della moglie Alessandra "Chicca" Gobbi, ad essere composto da canzoni originali dopo Sulla strada del 2012). Si vedrà, dunque. Certo è che stavolta i due senatori della canzone romana - 74 anni il primo, 72 il secondo - non si lasceranno come s'erano lasciati nel 1973, dopo il debutto congiunto con l'album Theorius Campus, tra frecciatine e commenti al vetriolo: fu con quella virtuale stretta di mano sul palco dello Stadio Olimpico, lo scorso anno, che ricucirono un rapporto che oggi definiscono fraterno, sfaldatosi all'epoca per incomprensioni mai del tutto chiarite.IL BILANCIO
«Non ci eravamo mai persi di vista: ci controllavamo a distanza», dice Antonello. E Francesco, tracciando un bilancio di questa esperienza che fan e appassionati attendevano da cinquant'anni, aggiunge: «Le nostre due voci, incomparabilmente diverse, sono state capaci di creare insieme un suono nuovo, "terzo". Questo magari non era scontato all'inizio, ma è successo». Quello della loro agenzia, di bilancio, parla di 400 mila biglietti venduti per un totale di 86 date: praticamente un blockbuster che ha fatto dei due cognomi dei cantautori legati da una congiunzione un brand vincente.LE TENSIONI
Pazienza se quello di domani sera sul palco del palasport dell'Eur sarà il quattordicesimo concerto nella Capitale in un anno e mezzo, dopo l'Olimpico, i teatri e gli anfiteatri: questa storia non poteva che concludersi qui, in quella "Roma Capoccia der mondo infame" che Venditti ha ritratto magnificamente e visceralmente nei suoi inni e che anche De Gregori, dopo aver dribblato per anni le celebrazioni, alla fine si è ritrovato a cantare in maniera meravigliosa e poetica in quel capolavoro che è Per le strade di Roma. Mai nessuna tensione in questi mesi, giurano: «Oddio, magari un paio di volte, ma per motivi diciamo "tecnici" - racconta Venditti - quando abbiamo tirato la monetina per decidere l'ordine dei nomi in cartellone abbiamo messo in cantina il nostro ego smisurato e siamo diventati una macchina musicale unica. L'intesa con Francesco sera dopo sera è diventata sempre più palpabile». Lo si percepisce anche ascoltando il disco dal vivo Il concerto appena arrivato nei negozi, registrato magnificamente durante le diverse tappe del tour, che annoda per sempre in una trama immortale ricordi emozionanti e melodie condivise: «Non credo che sia solo il souvenir di una bella stagione, ma una fotografia della nostra storia sempre in divenire», riflette De Gregori.LE CANZONI
Guardarli - e ascoltarli - scambiarsi e spartirsi le rispettive hit sul palco, con La donna cannone e Sempre e per sempre che diventano ultra-vendittiane e Peppino o Modena che diventano sorprendentemente degregoriane, commuove: «Abbiamo maneggiato sera dopo sera delle canzoni incredibili, con un gruppo di musicisti che oltre alla professionalità ci ha messo dentro "la pelle e il cuore" - aggiunge il Principe, citando "Cicalone" Venditti, così come lo chiamavano ai tempi del Folkstudio per via della parlantina - se pensi che la più vecchia di queste canzoni è del 1970 e le ultime solo di qualche anno fa, ti rendi conto di come la musica che abbiamo scritto abbia attraversato in maniera indelebile la storia del nostro paese, e le biografie delle persone che sono venute ad ascoltarle e a cantare con noi. Posso dire con un po' d'orgoglio che questa musica è musica di oggi, ed è musica italiana. Questa musica ci appartiene e noi apparteniamo a questa musica».Il Messaggero