L'artista romana Cinciripi alla conquista di Monte Carlo

Carla Cinciripi (foto Paolo Pirrocco/AgenziaToiati)
Da Roma a Monte Carlo con una rosa tra le mani. In estrema sintesi è la coinvolgente storia di Carla Cinciripi, creatrice di borse uniche nel loro genere....

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Da Roma a Monte Carlo con una rosa tra le mani. In estrema sintesi è la coinvolgente storia di Carla Cinciripi, creatrice di borse uniche nel loro genere. A 23 anni dà vita e anima - a rose realizzate con una nappa preziosa, inseriendole in “vasi” unici, spesso a forma di cuore, originati dalla rielaborazione di borse extra lusso. Questi elementi insieme diventano oggetti senza tempo. L’idea artistica è talmente innovativa da essere stata esposta in una mostra a Monte Carlo: 23 sue opere così delicate e preziose da apprezzarle dentro delle teche.


Rose, borse e cuori come si uniscono?
«Dalla voglia di trasformare un oggetto del desiderio, rendendolo eterno. Le rose sono il simbolo della natura e insieme sono d’amore per se stessi e per la vita». 

Come nasce questo progetto?
«Dalla mia passione per la moda e da mia nonna Nunzia che mi regalava oggetti contenuti in un baule vintage che custodiva da anni. Verso i sedici anni ho avuto la mia prima borsa Louis Vuitton. E da quel momento è nato il mio mondo». 

Sua nonna l’ha aiutata? 
«I primi fiori - erano dei tulipani e poi sono diventati delle splendide rose - li abbiamo pensati insieme. Sono autodidatta: in due, tre anni ho migliorato le conoscenze manuali e sono arrivata al risultato di oggi. Ho sbagliato tante volte e danneggiato qualche borsa, ma ne valeva la pena». 

Descriva le sue opere. 
«Creo dei “case”, dei contenitori dalle forme geometriche con cui mi sbizzarrisco. Si parte da un contenitore in legno che io abbellisco e rendono unico attraverso la fodera che deriva dalla destrutturazione dei tessuti delle borse extra lusso. Possono essere Louis Vuitton, Hermes, Gucci e Dior. Ho anche sfruttato un trench una volta, ma prediligo borse. All'interno del "case" vi aggiungo delle rose in pelle di nappa tinta e invecchiata, che rendono l'oggetto unico e irripetibile. Vederle esposte, per me che vengo dall'Appio Latino ora all'Hotel Fairmont di Monte Carlo è un sogno che si avvera».  

Come Zio Paperone la prima case la conserva?


«La prima è con me, non la vendo, la tengo in casa». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero