Vitalizi, Matteo simil Grillo delude anche i fedelissimi

Vitalizi, Matteo simil Grillo delude anche i fedelissimi
C’è addirittura chi piange. Chi non ci crede («Renzi non può aver sparato questa bufala, anzi ora si chiama post-verità»). Chi si sente...

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C’è addirittura chi piange. Chi non ci crede («Renzi non può aver sparato questa bufala, anzi ora si chiama post-verità»). Chi si sente umiliato. Chi inveisce come la presidente dem della commissione Giustizia, Donatella Ferranti, la quale sbotta tra la buvette e il Transatlantico: «Renzi non si deve permettere di offenderci così! Se insegue Grillo nella demagogia, gli elettori ci mollano e scelgono l’originale!».


Il Matteo simil-Beppe che attacca sui vitalizi non soltanto manda su tutte le furie gli avversari, ma anche i super-renzisti e addirittura alcune renzianissime sono offese con il caro leader. «Matteo ha detto una str...», ripete sgranando gli occhi la giovane deputata Anna Ascani, una delle predilette al Nazareno. E incalza: «Io sono entrata in Parlamento a 25 anni, nel 2013. Appena sono arrivata, funzionari molto gentili mi hanno spiegato che avremmo versato dei contributi ogni mese e si sarebbero trasformati in una pensione di circa 500 euro, solo se avessimo raggiunto 4 anni, 6 mesi e un giorno di legislatura, da prendere dopo i sessant’anni». E allora? «Cancelliamo tutto domani, basta un rapido intervento dell’ufficio di presidenza, e finiamola con questa bufala della polemica sui vitalizi».

Anche i grillini sono sul piede di guerra: «Lo abbiamo sempre detto - assicura Toninelli - che volevamo togliere i vitalizi. Perché Renzi non lo ha fatto?». E così gli altri big pentastellati, a cominciare da Di Maio. Ma poi, ecco un gruppetto di peones pentastellati in cortile, un deputato dem origlia la loro conversazione e poi la riferisce così in Transatlantico: «Ma se ora si vota come facciamo con i vitalizi? Evviva Napolitano!». Che ha criticato la fretta elettorale dell’ex premier.

GLI APPLAUSI
Una scena che dice molto è la seguente. Parla in aula il deputato di Sinistra Italiana, Gianni Melilla. Attacca Renzi dicendo che «non va assecondato il qualunquismo» sui vitalizi e i presenti lo applaudono caldamente, compresa la metà (e oltre) dei deputati del Pd. Più che una difesa dei personali privilegi di casta, che in qualcuno comunque c’è, stavolta sembra agire nei parlamentati di destra, sinistra, centro, un fastidio per come l’ex premier - già in campagna elettorale - li tratta: da mangiapane a tradimento. Ecco allora la presidente Boldrini che dice alt a Renzi: «No alla delegittimazione del Parlamento».

DENTRO E FUORI

Dentro il Palazzo - a parte qualche difesa come quella della dem Morani o del capogruppo Rosato che avverte: «Renzi non si riferiva ai deputati del Pd» - l’atmosfera è assai accesa. Ma fuori, leggendo i social, non parrebbe che il popolo tiri la volata al Renzi anti-casta. Anzi, è tutto un: «E perché i vitalizi non li hai aboliti tu?». «C’è la mia proposta di legge sull’abolizione dei vitalizi. Perché non la portiamo subito in aula?», è il rilancio di Matteo Richetti, che è di nuovo renziano, ma stavolta non lo è affatto. Ed è tutta una bolgia Montecitorio in questa fase di voto sì, voto no o voto forse ma chissà. E tutti hanno paura di tutto e vedono trame ovunque. Quelli della sinistra Pd, i quali finiranno fuori lista, ma anche gli altri Bersani li difende così: «Ci sono deputati trentenni che non sono qui ad aspettare i 65 anni, per avere qualche euro di contributi. È gente onesta!». Ma adesso è gente in guerra, come tutti: a cominciare dall’ex premier che si sente un nuovo Marat e veste gli strani panni dell’Ami du peuple.

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Il Messaggero