«Una nuova rivoluzionaria terapia contro la leucemia a cellule capellute»

«Una nuova rivoluzionaria terapia contro la leucemia a cellule capellute»
SALUTE Una rivoluzionaria terapia contro la leucemia a cellule...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
SALUTE

Una rivoluzionaria terapia contro la leucemia a cellule capellute. L'ultima scoperta è della struttura di Ematologia e trapianto di midollo osseo dell'ospedale Santa Maria della Misericordia. Il lavoro del direttore Brunangelo Falini e del collaboratore Enrico Tiacci, è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine. Lo studio rappresenta una pietra miliare nella terapia di precisione della leucemia a cellule capellute, così chiamata per la presenza di caratteristici prolungamenti, simili a capelli, sulla superficie delle cellule leucemiche, offrendo l'opportunità di controllo a lungo termine della malattia per i pazienti che non rispondono più alle terapie convenzionali. Una speranza per i pazienti con leucemia a cellule capellute. La ricerca è stata finanziata da un grant del consiglio europeo della ricerca vinto dal professor Tiacci, e dall'Airc. Un esempio di ricerca accademica traslazionale grazie alla cooperazione tra il dipartimento di Medicina dell'Università degli Studi, l'Azienda ospedaliera e il residence Daniele Chianelli che ha ospitato i pazienti in terapia. «Tutto va fatto risalire al 2011 spiega Falini - quando il nostro gruppo ha scoperto, e pubblicato sempre nel New England Journal of Medicine, che la leucemia a cellule capellute si sviluppa in seguito ad una mutazione che colpisce selettivamente un gene chiamato Braf. Da qui a pensare che un inibitore di Braf mutato, chiamato vemurafenib e già in uso per il melanoma maligno metastatico, poteva essere efficace anche nella leucemia a cellule capellute resistente ai chemioterapici convenzionali il passo è stato breve». È stata solo la prima fase di un percorso che oggi ha permesso di arrivare ad ottenere importanti risultati. «Dati gli eccellenti risultati ottenuti - commenta Tiacci - stiamo pianificando uno studio di confronto per verificare se vemurafenib più rituximab possa dare, in pazienti di nuova diagnosi che devono ricevere il loro primo trattamento, risultati simili a quelli della chemioterapia standard, però con tossicità inferiore». Al team i complimenti del direttore del dipartimento di Medicina Vincenzo Talesa e del direttore generale dell'Azienda ospedaliera Marcello Giannico.

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero