Una base nel Palazzo di vetro lo stabile dove accade di tutto

Una base nel Palazzo di vetro lo stabile dove accade di tutto
IL RETROSCENAÈ noto come Palazzo di vetro e lì accade praticamente di tutto. La costruzione di viale Nervi, in quello che doveva essere il centro direzionale della città, è...

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IL RETROSCENA
È noto come Palazzo di vetro e lì accade praticamente di tutto. La costruzione di viale Nervi, in quello che doveva essere il centro direzionale della città, è diventata nel tempo luogo di spaccio, di prostituzione, di vendette tra delinquenti di piccolo cabotaggio, adesso anche base di una possibile terrorista. Quando - era il dicembre 2012 - quattro appartamenti andarono distrutti dal fuoco, l'amministratore del condominio disse che in particolare in una scala i proprietari non si facevano scrupoli e affittavano a chiunque. Basta che pagasse. Non era un frigorifero andato a fuoco, allora, nessun corto circuito, ma una porta incendiata all'appartamento di un uomo che era ai domiciliari. Affitti a chiunque, appunto, così era - ed è - pressoché impossibile capire chi occupa quei monolocali con angolo cottura e bagno. Pochi metri quadrati nei quali passa di tutto e dove è relativamente facile nascondersi.

Facendo vita normale, senza dare nell'occhio, come prima della tunisina scoperta dalla Polizia avevano fatto altri suoi connazionali.
I PRECEDENTI
Da dicembre 2016 a ieri, da quando dopo la strage di Berlino si è scoperto che Anis Amri aveva vissuto quattro mesi a Campoverde, ospite di una famiglia italo-tunisina, ed è stata svelata la rete terroristica nel Lazio. Tre mesi dopo, a marzo del 2017, l'espulsione di Alhaabi Hisham, 37 anni, uno dei contatti di Amri. Viveva al Montello e la frequentazione di siti web dell'Isis aveva fatto scattare il decreto di allontanamento dall'Italia. Ancora qualche mese - siamo a ottobre dello stesso anno - ed è di nuovo Aprilia a finire agli onori della cronaca perché Ahmed Hanaci, autore dell'uccisione di due donne a Marsiglia, era sposato con una italiana proprio di Aprilia, città nella quale aveva vissuto a lungo. Da bracciante agricolo si era trasformato in terrorista.
Proprio le scoperte nella zona di Aprilia avevano indotto a intensificare i controlli e il 29 marzo del 2018 - un anno dopo l'epulsione a Latina - venne scoperta una cellula Isis tra il capoluogo pontino e Roma. Una rete che girava tutta attorno ad Anis Amri, l'attentatore della strage di Berlino di Natale 2016, grazie alla rubrica telefonica del quale venne scoperta la rete di integralisti.
Due giorni dopo, il 31 marzo, nuove perquisizioni nel capoluogo e il 12 aprile la caccia a Mohamed Manai, ex presidente del centro culturale islamico, rientrato dalla Germania. Il suo nome era emerso nell'indagine su Amri. Venne passata al setaccio la sua abitazione alle case popolari di via Londra. In quel condominio - neanche a dirlo - non aveva mai dato alcun problema. L' 8 giugno, poi, l'espulsione di Jacoubi Rami, rientrato proprio a Latina nonostante fosse già stato oggetto di provvedimento di espulsione nel 2016.
Venti giorni dopo ancora un'espulsione, al quartiere Nicolosi e anche in questo caso un tunisino ad Amri e Hanaci. Un anno dopo, portato in questura per essere espulso, Mounir Khazri, 39 anni, aveva pensato bene (si fa per dire) di assalire i poliziotti all'interno della Questura. L'uomo era accusato di avere legami con gli estremisti islamici ed era in contatto con la cellula che sostenne nel periodo di soggiorno tra Roma e Latina il solito Anis Amri.
A collegare tutti questi personaggi un unico filo conduttore: la capacità di mimetizzarsi, fare una vita apparentemente normale, ma al tempo stesso mantenere rapporti costanti con la rete terroristica. Ieri l'ennesima scoperta, nel palazzo dove - per eccellenza - è facile nascondersi.

Giovanni Del Giaccio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Messaggero