La Ue: basta rinvii, misure ad aprile

La Ue: basta rinvii, misure ad aprile
BRUXELLES - Basta rinvii. È questa la conclusione cui sono arrivati gli sherpa dei ministri finanziari che hanno discusso nei giorni scorsi il rapporto sul debito italiano...

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BRUXELLES - Basta rinvii. È questa la conclusione cui sono arrivati gli sherpa dei ministri finanziari che hanno discusso nei giorni scorsi il rapporto sul debito italiano della Commissione europea. Secondo quanto risulta a Il Messaggero, l’indicazione del Comitato economico e finanziario, di cui fanno parte i rappresentanti dei ministeri del Tesoro e che “istruisce” le riunioni dell’Ecofin, è in linea con il giudizio e le richieste dell’esecutivo Ue all’Italia: le misure per assicurare una riduzione del deficit strutturale di 3,4 miliardi, devono essere adottate in modo credibile «al più tardi» entro la fine di aprile.


La discussione nell’organismo tecnico non è stata facile per l’Italia: la linea emersa è che occorrono impegni certi su misure chiare e credibili. Anzi, più che impegni: devono essere indicati tempi di decisione e di realizzazione. «Per l’Italia non è più il tempo di lettere e controlettere o di impegni generici», indica una fonte Ue. Le misure vanno «adottate» e per la Commissione il modo migliore per farlo è inserirle nel Def. Quanto stabilito dagli sherpa passerà ai ministri finanziari che si riuniranno il 20 (l’Eurogruppo) e il 21 (l’Ecofin).

Che per l’Italia non ci fosse la possibilità di sfuggire alla scadenza di fine aprile, e magari ottenere un’ulteriore proroga dei tempi per decidere la manovrina di aggiustamento, è chiaro almeno da quando la Commissione ha pubblicato il rapporto sul debito arrivando alla conclusione che l’Italia non rispetta la regola di riduzione. In assenza dell’aggiustamento di 3,4 miliardi, correrebbe rapidamente verso la procedura di violazione del Patto di stabilità, prospettiva che comporta una stretta supervisione Ue sulle scelte di bilancio. Qualcuno a Bruxelles si era allarmato quando da Roma nei giorni scorsi erano arrivate indiscrezioni sull’ipotesi di aspettare addirittura il risultato delle primarie del Pd per definire la manovra. Ma è chiaro che le primarie di un partito, sia pure del partito che regge il governo, non possono essere considerate alla stessa stregua di una elezione legislativa: solo in casi del genere la Ue aspetta prima di decidere. Oltretutto, già Bruxelles ha aspettato il referendum sulle modifiche costituzionali del 4 dicembre. Poi è arrivata la schiarita sulla durata del governo: l’ipotesi di tornare alle urne prima della scadenza della legislatura appare adesso remota. Di conseguenza non ci sono alibi di alcuni tipo.

IL NODO DELL’IVA

Il 10 aprile dovrebbe essere pubblicato il Documento di economia e finanza. La Commissione europea si aspetta che lì siano esposti anche gli interventi necessari per raggiungere gli obiettivi di bilancio 2017. Almeno, questa è la richiesta: inserire le misure nel Def vincolerebbe in misura stringente il parlamento e ciò renderebbe, appunto, «credibile» il percorso della manovra. Quanto ai contenuti, il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha detto che sull’ammontare «siamo già d’accordo», per il resto «sono sicuro che troveremo una soluzione». Un quarto dei 3,4 miliardi arriverà da tagli di spesa e il resto da aumenti delle entrate: su entrambe le cose non sono lineari. A Roma c’è ottimismo sul via libera all’estensione dello split payment dell’Iva (una misura per contrastare l’evasione e le frodi fiscali applicabile alle cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nei confronti della pubblica amministrazione). La Commissione la sta valutando e deciderà l’Ecofin all’unanimità. L’intervento di 2,5 miliardi sulle entrate senza aumento delle accise, giudicato inaccettabile da Renzi, viene considerato da Bruxelles assai arduo da raggiungere. La Commissione insiste da sempre sulla riduzione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali, ma il no continua a dominare nella maggioranza. Poi c’è la revisione della spesa, che però Bruxelles vede sempre con sospetto perché si tratta di interventi il cui impatto generalmente può essere verificato precisamente solo ex post.

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Il Messaggero