Tevere a rischio esondazione: «In pericolo 300 mila romani»

(Foto Ansa)
Il Tevere fa paura, con trecentomila romani che abitano in zone a rischio alluvioni e altri punti molto critici disseminati lungo i 405 chilometri del fiume: in particolare in...

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Il Tevere fa paura, con trecentomila romani che abitano in zone a rischio alluvioni e altri punti molto critici disseminati lungo i 405 chilometri del fiume: in particolare in Umbria, nell’area di Foligno e nell’Orvietano. Ma è la Capitale, con la sua area metropolitana, a creare particolare allarme per il rischio idrogeologico, visto il ripetersi sempre più frequente di fenomeni meteorologici straordinari. Intorno alla Città eterna ci sono le zone più delicate, e già colpite da esondazioni nel recente passato: sia a valle - Ostia, Fiumicino, Infernetto - che a monte - Labaro, Prima Porta, Infernetto - di Roma, che vede in pericolo anche alcuni quartieri del centro storico.


I FONDI
Il governo è pronto a stanziare 4-500 milioni di euro per mettere in sicurezza l’intero bacino del Tevere: fondi già disponibili, nel piano “Italiasicura”, ma che si scontrano contro la mancanza di progetti esecutivi già attuabili. E che non saranno pronti, anche ad accelerare al massimo le procedure, prima di 8-10 mesi. Una vera e propria corsa contro il tempo, per evitare che ondate di maltempo di particolare violenza possano fare gravi danni nel prossimo futuro.

IL VERTICE
Ieri a Palazzo Chigi è stata convocata una riunione sulla sicurezza idraulica del fiume, dalla sorgente alla foce, con la Struttura di missione per il contrasto al dissesto idrogeologico Italiasicura, la nuova Autorità di distretto idrografico dell’Italia centrale, le Regioni Lazio e Umbria, i consorzi di bonifica e la Protezione civile. In cima all’agenda delle priorità ci sono proprio le infrastrutture da mettere al più presto in cantiere, per ridurre al minimo i rischi. Non nuove dighe, sia chiaro, ma opere in grado di assorbire le ondate di piena sia a monte della Capitale (per esempio a Monterotondo), sia verso la foce. E in Umbria, dove gli interventi nel Folignate sono già partiti. Anche se, fanno notare i tecnici, miglioramenti a stretto giro potrebbero arrivare soltanto da una buona manutenzione intorno al Tevere, dal letto del fiume gli argini, che dovrebbe iniziare proprio a Roma, in stretta collaborazione con Campidoglio e Città metropolitana. Il piano operativo dovrebbe poi comprendere anche l’Aniene, il principale affluente, che mette a rischio diversi quartieri del quadrante orientale.

LA MAPPA
Nella Città eterna la storia recente insegna quali sono i punti più critici: se da una parte i muraglioni sulle sponde del Tevere hanno certamente migliorato la situazione nel centro storico, uniti alle dighe artificiali di Corbara, Alviano e Castel Giubileo, i principali problemi arrivano dalla strozzatura di Ponte Milvio, che mette a rischio di esondazione anche il quartiere Flaminio e le aree di Tor di Quinto, del Foro Italico e della Farnesina. Quindi le aree abitate a valle della metropoli, in particolar modo in corrispondenza della foce a Fiumicino: Acilia, Infernetto, Casal Palocco e Ostia Antica hanno già subito gravi danni anche recentemente, in occasione di particolari ondate di maltempo.

LE PERIFERIE

Altre aree a rischio elevato nell’area urbana di Roma sono quella della Tiburtina, fra San Basilio e Rebibbia, dove il pericolo arriva da possibili esondazioni dell’Aniene (e dove è presente un’area industriale), e alcune zone di Casal de’Pazzi e Montesacro. Poi ci sono i punti critici disseminati nell’area settentrionale, anch’essi duramente colpite negli ultimi anni: a cominciare da Prima Porta e Labaro (vicino allo sbarramento sul Tevere di Castel Giubileo). Poi, superando il centro storico e seguendo il corso del Tevere verso sud-ovest, il quartiere di Eur-Torrino, Tor di Valle e tutta l’area prossima alla foce. Ad aggravare il rischio idrogeologico, il territorio romano ha anche problemi di tenuta delle strade costruite sopra cave di tufo e fungaie, che si protraggono per centinaia di chilometri nel sottosuolo. A rischio, secondo gli speleologi dell’associazione Roma Sotterranea, ci sarebbe tutta la zona sud-est della Capitale, in un’ipotetica fetta di città che va dall’Ardeatina fino alla Collatina, più tutto il quadrante di Monteverde. Negli ultimi anni, per esempio, si sono aperte alcune voragini nel quartiere di Casalotti, ma casi analoghi si sono verificati anche in altre zone. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero