Non è facile essere all’altezza della bellezza. E Villa Pamphili ha pochi eguali. Con i suoi giardini, con i giochi d’acqua, con il Casino del Bel Respiro,...
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E insomma, «abbiamo scelto questa villa innanzitutto perché è una sede istituzionale ma anche perché vogliamo richiamare l’attenzione del mondo su quello che è un patrimonio inestimabile del Paese, la bellezza». Parola del capo dell’esecutivo. Ed ecco, godetevi il bello, se non potete toccare con mano i fatti di governo; se non c’è altro - che cosa fare con i soldi che arriveranno dall’Europa? E quando arrivano? – su cui concentrarsi; se la famosa concretezza che chiede Mattarella, che pretendono i cittadini e che dev’essere bussola del futuro che è adesso, ancora non s’affaccia nelle stanze del Bel Respiro. E sembra esserci qualcosa di surreale nell’esaltazione da parte del premier della virtù (innegabile) di questo luogo, mentre i partiti che lo sostengono sono estremamente scettici sulla kermesse in corso, l’Europa vuole capire bene se si può fidare dell’Italia e la situazione economica e sociale del Paese rischia di precipitare verso un autunno caldo.
Era Winston Churchill, grande amante dei fiori, a sostenere che «un buon giardiniere è sempre un buon governante». Ma il giardino deve valere come eccellenza e non come paravento. Sennò si finisce «Oltre il giardino», titolo di un film geniale, con l’immenso Peter Sellers, che però è quanto di più surreale si possa immaginare. E puntare sul paesaggio in un Paese spaesato oggi potrebbe non risultare la ricetta più richiesta. E c’è il pericolo che dilatare i tempi della kermesse, sia pure in una cornice ambientale così ineguagliabile, non sia la mossa giusta. A Yalta, per esempio, la location della celebre conferenza non era al livello di quella di Villa Pamphili. Ma in sette e non in dieci giorni (dal 4 all’11 febbraio del 1945) i tre grandi leader vincitori della seconda guerra mondiale, Stalin, Roosevelt e Churchill, ridisegnarono la geopolitica in un assetto che sarebbe durato oltre 50 anni. Questo per dire che non serve mettere le tende a lungo (a proposito, a Villa Pamphili le tende del suo accampamento beduino le mise Gheddafi nella sua visita a Roma regnante Berlusconi) ma occorre far fruttare al meglio il tempo che si ha per decidere delle cose. Al netto dei giochi d’acqua di un posto stupendo, che finirebbe però per essere banalizzato se diventa solo l’orpello per la vanità di un nuovo principe.
La bellezza dei giardini ha naturalmente qualcosa di estetico ma anche di politico, come insegna la storia, basta che la politica ci sia. E il paesaggio non sia riempito soltanto di cerimonie e di passerelle. Senza di queste, o almeno ridotte al minimo, Villa Pamphili avrà vinto non solo perché è meravigliosa ma anche perché è ispiratrice.
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Il Messaggero