Sindaci pontini pronti a ospitare i profughi dell'Afghanistan

Sindaci pontini pronti a ospitare i profughi dell'Afghanistan
 I sindaci pontini attendono istruzioni per l'accoglienza ai migranti in fuga dall'Afghanistan. «Attraverso i corridoi umanitari spiega Patrizia Ciccarelli,...

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 I sindaci pontini attendono istruzioni per l'accoglienza ai migranti in fuga dall'Afghanistan. «Attraverso i corridoi umanitari spiega Patrizia Ciccarelli, assessora al Welfare a Latina i Comuni potrebbero fornire ospitalità in autonomia se il Ministero dell'Interno autorizzasse un ampliamento della rete Sai (ex Sprar, oggi Sistema accoglienza integrazione). Cosa che è stata già chiesta dall'Anci, l'associazione dei Comuni italiani. Quindi, attendiamo l'ampliamento dei posti Sai assegnati alla nostra città, che sono 81 ma già tutti occupati. Starà poi a noi coinvolgere l'associazionismo».

Il sindaco di Latina Damiano Coletta è stato tra i primi, in provincia, ad aderire al documento dell'Anci che ha accompagnato la richiesta al ministro Luciana Lamorgese. Tra i primi cittadini pontini desiderosi di dare un contributo alla causa afghana c'è il sindaco di Pontinia Carlo Medici, che è anche presidente della Provincia di Latina. «Bene l'iniziativa dell'Anci, ma come sindaco e come presidente di Provincia attendo istruzioni dal Prefetto. Con la Prefettura, in passato, abbiamo affrontato tavoli sui migranti e devo dire che ci siamo sempre trovati bene. Anche in questo caso confido nell'autorevole guida». Anche Domenico Guidi, sindaco di Bassiano, piccolo comune lepino aperto all'accoglienza, si è espresso negli stessi termini: «Aspettiamo il la' del Prefetto Maurizio Falco». «Nella rete Sai già sono presenti rifugiati afghani che stanno manifestando agli operatori la grande preoccupazione per chi è rimasto nel Paese ormai nelle mani dei talebani: noi sindaci con le nostre comunità siamo pronti a fare la nostra parte - ha dichiarato nei giorni scorsi Matteo Biffoni, delegato Anci per l'Immigrazione - I sindaci italiani ha detto - sono pronti a fare la loro parte nell'accogliere le famiglie afghane. Non c'è tempo da perdere, sappiamo bene come i civili che hanno collaborato con le nostre missioni in Afghanistan oggi siano in forte pericolo, soprattutto donne e minori».


R.Cam.
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Il Messaggero