ROMA Scuole di ogni genere e grado off limits. Edifici irregolari da Aosta ad Agrigento. Tutti, o quasi. È il paradosso nel quale si trovano gli istituti del Paese, dagli...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LE SANZIONI
Mentre i dirigenti scolastici e gli enti locali proprietari degli immobili (i Comuni per le scuole dell’infanzia, le primarie e le medie, e le ex Province per gli istituti superiori) rischiano sanzioni. La questione riguarda, ovviamente, anche le scuole private. Un decreto interministeriale (siglato tra Viminale e Miur), che contiene le linee guida per porre rimedio alla singolare situazione, sarebbe già pronto, ma non prevede sanzioni. E il ministero dell’Interno sta cercando una soluzione insieme all’Anci. Ma se non arriverà un’altra proroga ope legis i portoni delle scuole potrebbero anche rimanere chiusi. L’associazione nazionale dirigenti scolastici si era già rivolta al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, ma non è arrivata una risposta.
MILLEPROROGHE
Le regole erano state scritte nel 1992, ma erano sempre state coperte da proroghe. A maggio 2016, era arrivata la decisione di intervenire davvero con un decreto, anche perché il 60 per cento delle scuole italiane risultava non a norma. Così, era stato messo a punto il piano per «l’adeguamento alle norme di prevenzione e protezione dagli incendi» per i 42 mila edifici scolastici italiani. Si sarebbe dovuto chiudere tutto entro il 31 dicembre del 2016, ma non si è fatto in tempo. E il decreto legge Milleproroghe aveva sanato la situazione fino alla fine del 2017. Il rischio concreto era che, altrimenti, alcune scuole non potessero riaprire dopo le vacanze di Natale del 2016. Secondo la struttura di missione sull’edilizia scolastica presso la presidenza del Consiglio dei ministri, nell’aprile del 2016 il 54 per cento degli edifici era sprovvisto di Cpi, il Certificato prevenzione incendi.
L’ADEGUAMENTO
Il piano, che ha l’obiettivo di «tutelare l’incolumità» di insegnanti e studenti, distingue le scuole in relazione alle presenze effettive, contemporanee e prevedibili tra alunni, personale docente e non docente. Si va da un tipo zero, che ospita fino a cento persone, a un tipo 5, che prevede più di 1.200 utenti. E fa anche una distinzione sull’anno di costruzione degli istituti. Contiene poi misure standard che riguardano la larghezza e la lunghezza delle vie d’uscita dei singoli piani: ce ne dovrebbero essere almeno due e collocate «in punti ragionevolmente contrapposti». Nel documento si legge anche che tutte le aule didattiche dovrebbero essere «servite da una porta ogni cinquanta persone presenti».
I governi Renzi e Gentiloni hanno destinato alla messa in sicurezza delle scuole circa 10 miliardi di euro, 5,2 già assegnati agli enti locali. Ma non è bastato. Solo considerando la città di Roma, si contano oltre mille le scuole non in regola. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero