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È morto combattendo in Ucraina per quella che lui definiva la madre Russia. Si tratta del 32enne Yaroslav Bolgov, per tutti Yaro, che per tanti anni ha vissuto con sua madre ed alcuni parenti ad Arce, diplomandosi presso l'Istituto tecnico di Arpino. Una notizia che ha scosso l'intero territorio dove il giovane era molto conosciuto per la sua simpatia, la sua educazione, la sua allegria, qualità che lo avevano fatto integrare perfettamente nella comunità che oggi lo piange unita.
La madre di Yaroslav, che vive ad Arce da tempo con alcuni parenti e che lavora a Roma, è partita immediatamente per riconoscere la salma del figlio che era volato nella città di origine, Brjansk, nel 2019. Le sue ceneri resteranno lì. Aveva lasciato amici e familiari per un sogno, un progetto di vita lontano tremila chilometri dal luogo in cui era cresciuto spensierato. Sentiva forti le radici russe e lo si evince dai tanti post sui social network. Di recente era tornato ad Arce per riabbracciare sua madre ed i suoi amici ed aveva organizzato anche una festa. Poi di nuovo il rientro in Russia. Quando è iniziata la guerra ha deciso di arruolarsi nelle file dell'esercito russo e durante una delle tante battaglie, il 6 giugno scorso, è stato colpito a morte. Ieri ad Arce le onoranze funebri Carisi hanno affisso i manifesti con la foto del 32enne.
GLI AMICI
Poi ci sono i ricordi struggenti degli amici: «Sono venuto a sapere di questa brutta notizia - scrive l'amico Andrea - e non potevo che ricordare la più bella cantina costruita nella manifestazione più bella di Arce. Accadde nell'edizione del novembre 2015. Sei stato la storia delle mie cantine. Costruire una casetta di bancali, un camion pieno di attrezzatura e scalare ed attraversare tutta la scalinata di palazzo Baisi. Fu la cantina più bella della storia delle cantine di Arce. Rimarrai nel mio cuore per sempre». Ed ancora: «Da quando saputo sto male - scrive Francesco -, mi ricordo ancora quando ci presentarono dicendomi che ancora non conoscevi nessuno e di lì a poco invece ti conoscevano già tutti. Le giornate in pizzeria, a casa tua, Pasquetta, Capodanno, fino a lavorare anche insieme. Il tempo ci aveva separato. ma mai avrei immaginato che un giorno sarebbe stata una guerra a separarci totalmente».
Roberta Pugliesi
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Il Messaggero