L’idea di riscattare gli anni passati a studiare per poter andare in pensione prima ha sempre attirato tutti. Soprattutto ora che il governo gialloverde ha introdotto un...
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Quest’anno, con il cosiddetto decretone che ha fissato le norme su reddito di cittadinanza e quota 100, sono state introdotte in via sperimentale per tre anni nuove regole per il riscatto della laurea. Per poter sfruttare le agevolazioni è necessario aver iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, senza limiti anagrafici. Inoltre bisogna essere iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (non vale quindi per chi non versa i contributi all’Inps). Si possono recuperare fino a cinque anni di studio che dovranno comunque essere precedenti al 29 gennaio 2019, data di entrata in vigore del decreto.
Le nuove norme hanno fatto impennare le domande arrivate all’Inps, a conferma dell’interesse per il riscatto low cost. Nel mese di aprile ne sono state presentate infatti oltre 7mila, il triplo circa rispetto alla media del 2018. La convenienza dell’operazione però non è scontata, come evidenziano le simulazioni fatte dalla società di consulenza in educazione e pianificazione finanziaria Progetica. «I risultati mostrano che solo chi si laurea praticamente in corso e ha iniziato a lavorare quasi subito può avere un anticipo a fronte del riscatto di laurea», spiega Andrea Carbone, partner di Progetica. «Inoltre, poichè chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 può già godere di un requisito di pensione anticipata contributiva, pari a 64 anni di età invece di 67, a patto di avere una pensione di 2,8 volte l’assegno sociale, cioè circa 1.300 euro lordi, il riscatto ha un impatto ancora inferiore, spesso nullo», aggiunge.
Venendo ai costi più si alza il reddito e più aumenta la convenienza del riscatto agevolato rispetto a quello fatto con le regole precedenti. Con risparmi che vanno dal 40% per un dipendente con uno stipendio di 1.500 euro netti al mese a quasi il 70% per chi arriva a 2.500 euro. «Per i redditi ipotizzati c’è sempre un risparmio con il riscatto agevolato», dice ancora Carbone. L’unico caso in cui non c’è un vantaggio è quello di un ipotetico lavoratore autonomo iscritto alla gestione separata con un reddito netto di 1.000 euro netti. «In quel caso conviene il sistema tradizionale - sottolinea Carbone -. Il riscatto agevolato infatti premia in particolare i lavoratori dipendenti con alti redditi». Insomma si spende meno, anche molto, ma non è detto che farlo sia conveniente. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero