Più rate, meno ganasce così cambia Equitalia

Più rate, meno ganasce così cambia Equitalia
Equitalia cambia passo e lo fa partendo dagli sportelli. Per quelli più critici, dove code lunghissime ed esasperazione sono all’ordine del giorno, arriva...

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Equitalia cambia passo e lo fa partendo dagli sportelli. Per quelli più critici, dove code lunghissime ed esasperazione sono all’ordine del giorno, arriva l’apertura fino al pomeriggio. Quattro le città interessate: Roma, Napoli, Milano e Torino. Due ore in più al giorno a partire da domani. Una decisione che arriva in concomitanza con l’invio dei dirigenti della stessa società ai front office per rispondere direttamente ai contribuenti che hanno a che fare con cartelle e pignoramenti. Entrambe le decisioni sono state prese dall’amministratore delegato, Ernesto Maria Ruffini. In sostanza 94 dirigenti daranno una mano ai 1.600 dipendenti impiegati nei 203 sportelli sparsi in tutto il paese, Sicilia esclusa.


 

A partire da domani negli sportelli delle quattro città italiane più grandi e con più affluenza l’orario di chiusura sarà alle 15,15, due ore in più al giorno. Un prolungamento deciso per fronteggiare il crescente numero di richieste di assistenza: 5 milioni nel 2015, in aumento del 10% (497 mila solo negli uffici della Capitale). Gli sportelli interessati sono quelli di Roma (via Colombo, via Togliatti, via Aurelia), Napoli (corso Meridionale), Milano (viale dell’Innovazione, via San Gregorio) e a quello di via Alfieri a Torino. Secondo Ruffini «Equitalia deve avere lo stesso fuso orario di una società moderna ed essere dalla parte dei cittadini».

Una scelta che si aggiunge ad altri interventi “taglia-code”. Un nuovo canale di servizio è lo sportello “+65” per i pensionati, che nel 2015 hanno toccato quota 502 mila. Partirà a maggio ed entro luglio sarà esteso a tutti capoluoghi di provincia. I pensionati avranno una corsia preferenziale. Nuovi orari e sportelli dedicati per «un nuovo dialogo – ripete Ruffini ai suoi – con i contribuenti che sono innanzitutto persone».
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Il Messaggero