Il perdono come rivoluzione. Come battaglia vinta dopo lotte, tregue, notti insonni, ripensamenti, silenzi, prove di pace, dialoghi interni. Come cura. Un percorso laico o...
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LE PRIORITÀ Perché? Per un semplice e, spesso, difficilmente raggiungibile autentico quieto vivere. Non un perdono sostenuto unicamente dal credo ma un passaggio della mente in grado di digerire davvero, separare le priorità e guardare dove ancora non si è guardato. «Quando chiedo a qualcuno perché vuole perdonare o essere perdonato - aggiunge Lumera - le risposte sono più o meno sempre le stesse: per smettere di soffrire, per levarsi un peso dal cuore, per recuperare una relazione, per liberarsi dal senso di colpa, per guarire». Prima regola: se si vuole comprendere cosa sia il perdono tocca, innanzitutto, dimenticare ciò che si sa, si pensa, si suppone o ci è stato insegnato. L’ipotesi è quella di far della mente un foglio bianco (esercizio complesso) sul quale riscrivere. Una terapia, quella del perdono, talmente efficace secondo gli specialisti, da essere ufficialmente entrata in corsia. All’ospedale Fatebenefratelli di Brescia, infatti, si insegna a ritrovare l’armonia e il benessere mettendo in pratica proprio il perdono. Una metodologia innovativa, quella proposta all’Istituto di ricerca San Giovanni di Dio, destinata a tutti coloro che lavorano negli ospedali e nei centri di cura. Per aiutare le persone a superare le conflittualità e a ricreare relazioni.
«Le offese - spiega la dottoressa Laura Maria Zorzella, docente del corso - provocano, in chi le subisce, una sofferenza persistente, che ne altera il benessere psicofisico. Dal punto di vista cognitivo, sentirsi offesi provoca incredulità, smarrimento, senso di impotenza che, sul piano emotivo, possono in rabbia, indignazione, vergogna ma anche paura. Tutto ciò porta a covare sentimenti di fuga che vogliono dire alcol o droga». Il raggiungimento del perdono (dopo aver identificato il “nemico”) permette di liberarsi da situazioni stressanti, a consolidare stati mentali e comportamentali «più adattivi allo stato delle cose aggiunge Zorzella - talvolta perfino a ritrovare un senso sul piano esistenziale».
LE SITUAZIONI Capitolo dopo capitolo Lumera disegna situazioni nelle quali è possibile rispecchiarsi e offre esercizi per uscire dalle difficoltà.
Il Messaggero