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Il numero con le tigri è uno dei più attesi della serata. Ivan Orfei, 31 anni, giovane ma esperto domatore della celebre dinastia circense, entra in pista con i suoi animali. Mentre, bastone alla mano, cerca di convincere una a sedersi, l'altra gira in tondo nella gabbia. E all'improvviso Ivan viene aggredito. Con un balzo il grosso felino lo azzanna al polpaccio, poi alla schiena e al collo, lo scuote e lo trascina. Solo grazie all'intervento di un assistente armato di sgabello riesce a divincolarsi dalle fauci e a mettersi in salvo.
Tigre aggredisce il domatore al circo: Ivan miracolato
«Mamma, è stato un mio errore», dice al telefono dall'ospedale alla madre Denise. «Ero di spalle e mi sono girato di scatto, provocando la sua reazione. È una delle tigri più giocherellone che abbiamo, sono convinto che volesse giocare». Orfei è ricoverato a Lecce, ha ferite profonde ma non è in pericolo di vita. Per i duecento spettatori che due giorni fa affollavano il tendone a Surbo è stata un'esperienza impressionante. Soprattutto per i tanti bambini, portati fuori in tutta fretta dai genitori in un clima di panico. Denise ammette che suo figlio è un miracolato. «Se la tigre avesse tirato fuori gli artigli - afferma - lo avrebbe aperto in due.
Tigre nervosa
In difesa di Orfei si schiera Enrico Perretti, l'amministratore del circo Città di Roma: «Pregare per la morte di questo ragazzo è vergognoso, perché non si conoscono i rischi e la passione del domatore. È un po' come il pilota di Formula uno, sa che quella può essere la sua ultima gara. E poi uccidono più i cani dei felini, ma noi non sopprimiamo le tigri. Sono i cani che vengono eliminati». Ora il felino è sotto osservazione veterinaria. «Saranno opportune delle analisi dei livelli ormonali e altri esami che possano escludere dei fattori interni che spieghino questa sua particolare irritabilità», consiglia il professor Enrico Alleva, etologo e accademico dei Lincei. Che fornisce una lettura scientifica dell'assalto. «Mentre l'accuditore è di fronte alla prima tigre, questa emette un suono. Probabilmente è un segnale di irritazione, che allarma l'altro animale. Dalla modalità dell'aggressione si nota come cerchi di sottomettere il domatore, lo azzanna alla nuca e gli abbassa la testa per renderlo inoffensivo. Come dire: lascia la mia compagna. Vista l'intensità dell'attacco, fossi Orfei ci penserei bene a rientrare in pista».
Il Messaggero