Saranno 31 le missioni militari italiane per il 2018, con circa 6.400 uomini dislocati in 21 Stati di tre continenti (Europa, Asia, e Africa). Il decreto è già...
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Il maggior dispiegamento di uomini rimane quello per il contrasto di Daesh, inviato dal 2015 «a seguito delle richieste umanitarie curde e con il consenso delle autorità irachene». La sconfitta dello Stato Islamico sui campi di battaglia, nonostante le ritrosie Usa dai quali continua ad arrivare la richiesta di una presenza massiccia, consentirà di ridimensionare il numero di uomini: 1497 i militari previsti come presenza massima, con una media di 1.100. Il ritiro riguarderà soprattutto i mezzi terrestri che passano a 390, più 17 mezzi aerei, con una spesa di 162.164.899 euro. Verrà chiusa la base in Kuwait, riducendo così i costi della missione in modo considerevole.
Appare evidente la volontà di concentrare gli sforzi militari nei territori adiacenti all’area del Mediterraneo, Nord Africa e Sahel, da dove provengono le maggiori minacce per il nostro paese. Qundi, nessuna riduzione nei Balcani (Joint enterprise-Nato) e in Kosovo (Ue), dove il jihadismo continua non mollare la presa: 538 militari, 204 mezzi terrestri e un mezzo aereo, per la prima, con “un fabbisogno finanziario” fino al 30 settembre 2018, di 45.552.389 euro. La seconda, invece, vedrà impegnati «per l’assistenza alle istituzioni, alle autorità giudiziarie e alle forze di polizia kosovare» 4 militari, 23 uomini della polizia di Stato, due magistrati (costo 249.012 Difesa, 1.314.460 Interno, 88.289 Giustizia). Lungo il confine sempre più caldo tra Israele e il Libano verranno dislocati 1.072 uomini, 278 mezzi terrestri, 6 mezzi aerei (102.297.566 euro).
LA SICUREZZA
L’Italia non rinuncia alle operazioni navali di fronte alla Libia con “Mare sicuro” ed “Eunavformed-Sophia”: 745 militari come presenza massima «per la prevenzione e il contrasto del terrorismo, per la tutela delle piattaforme Eni, per il salvataggio in mare» (63.442.734 euro), e 495 militari, una unità navale e due mezzi aerei, per la seconda, con una spesa di 30.765.657 euro. In base ad accordi bilaterali si muoveranno, invece, le nuove missioni: in Libia con 400 militari (presenza massima, media 375), 130 mezzi terrestri, mezzi navali e aerei tratti dal dispositivo di Mare Sicuro (costo 34.982.433 euro). In Niger: 470 militari, 130 mezzi terrestri, 2 mezzi aerei. Costo 30.050.995 euro. Mentre in Tunisia, l’Italia sarà di supporto alla Nato, con 60 uomini, e nel Sahara occidentale, per l’Onu, con due militari. Nel decreto missioni c’è spazio anche per gli Emirati Arabi e per l’Antartide. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero